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29 Marzo 2024

A Santiago de Compostela termina il pellegrinaggio. La storia del viandante solitario


(Beppe Ranucci) Luglio. Il pellegrinaggio verso Santiago si conclude con il racconto delle due ultime tappe (nella foto l’autore).
Quinta tappa – Venerdì 28 Aprile. Arzua- Pedrouzo: Km. 18
Ci alziamo verso le otto. C’è il sole , ma fa ancora abbastanza freddo. Prepariamo ancora una volta lo zaino e ci avviamo per questa nuova tappa. Ormai i gesti sono divenuti abituali e dover affrontare un’altra mezza giornata di cammino, non ci pone più alcun problema. Ci stiamo abituando. Verso le nove iniziamo il percorso ed insieme a noi ci sono già altri gruppi di pellegrini: sono francesi e tedeschi con tanta voglia di ridere e chiacchierare. Affrettiamo il passo. Attraversiamo delle viuzze di campagna molto strette , con i soliti muretti laterali di pietra arenaria. Il paesaggio è particolarmente bello e suggestivo. Le piccole chiesette con accanto il cimitero, sono molto frequenti. Poi ci inoltriamo in un tratto boscoso pieno di odori. C’è un grande silenzio. E’ la condizione ideale per fare il cammino. Ora affrontiamo una salita particolarmente impegnativa e siamo raggiunti da una coppia di pellegrini. Dopo l’abituale saluto, scambiamo con loro qualche parola. Sono italiani (vengono dal Piemonte) ed hanno già fatto l’intero percorso per ben tre volte. Sono marito e moglie ed hanno circa cinquanta anni. Hanno i figli già grandi ed amano particolarmente fare questa camminata. Sono molto religiosi e vanno a Santiago per ricevere la benedizione di San Giacomo. Sono felici e sorridenti ed esprimono una grande serenità. Poi ci salutano ed affrettano il passo. A me e Francesca ha fatto piacere fare questo incontro. Ha trasmesso anche a noi un senso di pace e serenità. Alla fine della salita, troviamo un piccolo bar e ci fermiamo per rifocillarsi. Ci sono altri pellegrini e in una angolo, seduto in solitudine c’è il solito pellegrino che abbiamo già incontrato altre volte. Ci sorride, ma non dice una parola. Poi si alza, si carica sulle spalle il suo pesante zaino e riprende il cammino. E’ inutile dire che ci incuriosisce più di tanti altri. Il fascino del cammino è anche questo: ogni pellegrino che ci passa accanto, porta dentro di sé una storia, che sarebbe molto interessante raccogliere e certamente anche lui, così solitario, porterà dentro al suo zaino una sua storia che a me piacerebbe tanto conoscere. Ci avviciniamo alla fine della tappa ed ora i pellegrini stanno man mano aumentando. Ora ci sono continui saliscendi e vicino alla località di Santa Irene incontriamo un piccolo monumento che ricorda una certo Guglielmo Watt, un pellegrino morto qui nel 1993, a pochi chilometri da Santiago. Tocchiamo ferro.
Dopo aver costeggiato una strada di grande comunicazione (questa parte del percorso non è certamente bella) si arriva finalmente a Pedrouzo. E’un paesino senza particolari attrazioni, tutto raccolto intorno alla strada nazionale. In fin dei conti questa tappa non è stata faticosa. Andiamo subito in un alberghetto, molto pulito ed elegante, gestito da tre donne gentili ed accoglienti. Dopo il solito riposino, si va in giro per scoprire qualcosa di interessante, ma c’è poco da vedere. Andiamo in un piccolo ristorante, molto caratteristico, dove mangiamo ancora della carne e delle buone verdure. Si va a letto presto, verso le dieci, perché domani c’è l’ultima tappa e ci dobbiamo alzare presto, se si vuole arrivare alla cattedrale di Santiago a mezzogiorno in tempo per la messa del pellegrino.
“Cento cavalieri a lutto ,/ dove andranno/ nel cielo stagnate / dell’aranceto?
Né a Cordova, né a Siviglia/ arriveranno./ Né a Granada che sospira / per il mare. “
(Garcia Lorca)
Sesta Tappa. Sabato 29 Aprile. Pedrouzo- Santiago: Km. 20
Ci siamo. Stamani arriviamo finalmente a Santiago. Alle 6 e 30, dopo una veloce colazione lasciamo Pedrouzo. Sta albeggiando e fa abbastanza freddo, ma la giornata si preannuncia bella. C’è già qualche pellegrino in giro. Le frecce gialle ci indicano subito il cammino. C’è da affrontare immediatamente una salita che ci porta in aperta campagna. Poi ci inoltriamo in un bosco molto fitto, dove assaporiamo i profumi ed il silenzio di cui certamente godevano i pellegrini medioevali. Forse saranno gli ultimi momenti più intimi, perché dal tracciato che abbiamo visto sulla cartina ci accorgiamo che presto si dovranno affrontare strade meno silenziose. Tuttavia ci sono ancora salite e discese ed il paesaggio è ancora molto suggestivo. Spesso continuiamo a vedere mucche, agnelli e maiali al pascolo. Passiamo accanto alla sede della TV galiziana. Poi attraversiamo un fiumiciattolo che scorre con acque limpide e fresche (è il rio Labacolla). Si dice che qui , gli antichi pellegrini, ormai vicini a Santiago, usavano lavarsi il corpo ed i vestiti, per presentarsi più puliti davanti alla statua di San Giacomo. Il numero dei pellegrini sta aumentando e ne vediamo sia davanti a noi che dietro di noi. Ci fermiamo solo qualche minuto ad un bar ristoro già molto affollato. Abbiamo fretta di arrivare e riprendiamo subito il cammino. Il sole comincia finalmente a scaldare. Ora attraversiamo una strada che è parallela ad una grande via di comunicazione molto trafficata. I pellegrini si fanno più numerosi e tutti vanno con passo spedito, come avessero voglia di arrivare prima possibile. Va spedito anche “ il pellegrino solitario” che avevamo incontrato già altre volte. Lo raggiungiamo, diciamo “ ola” e “ Buen camino”, cercando di attaccare discorso. Ma lui, contraccambia solo il saluto, sorride e quasi scappa via. Ma che strano che è!
Ora il cammino è divenuto veramente brutto. Passiamo accanto all’aeroporto di Santiago e si fa assordante il rumore degli aerei. Arriviamo al Monte do Gozo (Monte della gioia). Qui i pellegrini, scorgendo Santiago, ringraziavano Dio per essere arrivati sani e salvi. Una volta la collina doveva essere bellissima, ma oggi è veramente brutta, deturpata da prefabbricati di cemento anonimi e tristi. Ancora un’ora di strada trafficata, ponti e cavalcavia, ed una freccia ci segnala che siamo entrati in Santiago. Si entra nella città del Santo, dalla parte moderna. Proprio per questo l’arrivo a Santiago non ci emoziona affatto. Però ce l’abbiamo fatta. Facciamo varie foto accanto al cippo che indica Santiago de Compostela e dove ci sono depositati oggetti di tutti i generi (Scarpe, maglie, bastoni, ecc.). Ci abbiamo messo più tempo del previsto ad arrivare a Santiago. Sono le 12 e 30 ed abbiamo perso la messa. Allora decidiamo di andarci a riposare un po’ in albergo, per poi andare a visitare la città vecchia nel primo pomeriggio.
Sono le due del pomeriggio quando entriamo, attraverso la Puerta del Camino, nella “città di pietra”, la città vecchia. Ed ecco la cattedrale di Santiago: maestosa e magnifica con la sua facciata barocca. Nella piazza ci sono decine e decine di pellegrini che si riposano o guardano estasiati la cattedrale. Vediamo una grande scalinata che conduce al Portico della Gloria, opera di Maestro Mateo. Purtroppo non possiamo vedere questo capolavoro, poiché stanno facendo dei lavori di restauro. Peccato! Dopo aver visitato la cattedrale, io e Francesca andiamo alla Officina del Pellegrino, dove dopo una fila di circa un’ora ritiriamo la Compostela, la pergamena che certifica ufficialmente l’avvenuto pellegrinaggio a piedi. Bisogna dimostrare, con i vari timbri presi lungo la strada, di aver fatto almeno 100 Km. Noi ne abbiamo fatti oltre 120. L’impresa alla nostra portata è riuscita. Domani si torna a casa.
E finalmente a Santiago, abbiamo risolto il mistero del “pellegrino solitario”.
E’ andata così.
Dopo aver ritirato la Compostella , siamo andati a sederci in un bar, tanto più che si erano fatte le sette del pomeriggio e cominciava a soffiare un vento freddo. Ci sediamo a prendere un tè e chi vediamo in un angolo in fondo al locale? Il nostro viandande. Ci guarda e si avvicina sorridente al nostro tavolo.
“Posso sedermi ?”, ci dice in inglese. Naturalmente accettiamo ben volentieri.
“Ho notato che mi guardavate con sempre maggiore interesse, quando ci siamo incontrati lungo il cammino e se mi permettete voglio soddisfare la vostra curiosità.”
Poi ha continuato a parlare esprimendosi un po’ in inglese ed un po’ in un italiano un po’ stentato , ma corretto, e ci ha raccontato la sua storia.
“ Ora che sono arrivato a Santiago ed ho baciato la statua di San Giacomo, posso sciogliere una parte del mio voto che consisteva anche di fare tutto il cammino , adottando “la regola del silenzio”. Potevo dire soltanto “ Ola “e “ Buen camino”. Ecco perché , incontrandoci, non ho potuto scambiare nessuna parola con voi, a costo di sembrare maleducato. Sono americano e vengo precisamente da Santa Monica. Di mestiere faccio (o meglio facevo ) il consulente finanziario. Cioè consigliavo la gente che voleva investire in borsa. Sono sposato (o meglio ero sposato) ed ho due figli ormai grandi. Vivevo in una bellissima casa con una vista meravigliosa sul mare, avevo l’amore di mia moglie e dei miei figli. Non mi mancava nulla. Poi è accaduto un evento che ha cambiato nel giro di soli sei mesi completamente la mia vita”.
Il pellegrino solitario fa una breve pausa e guarda un attimo nel vuoto. Poi riprende. “Un giorno viene a farmi visita nel mio lussuoso ufficio un signore che non avevo mai conosciuto prima. Si chiamava James (Giacomo) di nome. Fate attenzione al nome: aveva proprio il nome del Santo! Era vestito in modo elegante e mi propose delle azioni di una nuova società del Sud America, che si occupava di sfruttamento di miniere di argento, su cui investire. Queste azioni avrebbero dato in poco tempo delle performance eccezionali. Controllai i listini di borsa. La società esisteva veramente. Mi feci convincere. Ed anche solo per prova, investii diecimila dollari. La settimana dopo il capitale si era raddoppiato. Qui feci l’errore che mai deve fare un investitore professionista come ero io. Credere di guadagnare sempre di più. Convinsi anche tutti i miei clienti a comprare le azioni di quella società. Ci buttai dentro anche altri soldi: quelli miei, quelli di mia moglie (che però era molto dubbiosa e scettica), quelli di mio suocero. Passò ancora qualche mese ed i guadagni crescevano sempre di più. Tutti erano soddisfatti. Poi due mesi dopo (ricordo che mancava una settimana a Natale), il tracollo terribile. Le azioni in pochi giorni precipitarono. La società era fallita e tutte le nostre azioni erano diventate carta straccia. Una rovina per tutti. Ho cercato in tutti i modi questo James. Sparito, scomparso nel nulla. Ve la faccio breve. Ho dovuto vendere tutto. Mia moglie che mi accusava della rovina anche della sua famiglia, mi ha lasciato. I vari clienti mi perseguitavano ad ogni ora della giornata e mi minacciavano di morte. Non ci si crederà, ma sono andato a vivere come un barbone ed ho mangiato alla mensa dei poveri. Lì ho conosciuto una persona che mi ha detto che aveva trovato la pace, dopo aver fatto il cammino del pellegrino a Santiago de Compostela. Ed ora eccomi qua. Io non sono credente, ma ho chiesto alla statua di San Giacomo, di farmi ritrovare la pace. No,non soldi, ma in qualche modo un po’ di pace. I soldi sono necessari, ma io avevo dato loro troppa importanza. Spero quando ritornerò di poter ritrovare la mia famiglia e di poter ricominciare tutto daccapo. Comunque questo viaggio mi ha insegnato tanto e mi ha fatto riflettere sul modo sbagliato con cui io avevo affrontato la vita. Ora mi sento, non so come esprimere questa sensazione, più leggero e sento che sono cambiato”.
Poi si è alzato. Ha voluto abbracciare sia me che Francesca, mia figlia, ha ripreso il suo pesante zaino e tutto sorridente ci ha lasciati. Lo abbiamo guardato andar via, un po’ turbati dal suo racconto, e poi anche noi abbiamo ripreso il nostro viaggio di ritorno.
Il nostro Cammino per Santiago era terminato e presto sarebbe divenuto solo un ricordo. Un bel ricordo. Una bella esperienza. Un cammino che in qualche modo, ti cambia dentro qualcosa. Non riesco a capire cosa. Ma ti cambia.
“Viandante , sono le tue orme la via /, nient’altro;
viandante, non ci sono vie,/ la via si fa camminando.
La fai mentre cammini,/ e se volgi indietro l’occhio/
Vedrai il sentiero che non ritornerai a calcare”.
( Antonio Machado) (5 – fine)
Beppe Ranucci è regista e scrittore