Cinema. Triste la Polonia postcomunista di Tomasz Wasilewski
9 Maggio 2017
(Donatella Nesti) – Ci sono film che si possono guardare sgranocchiando popcorn o consultando i messaggi sul telefonino tanto sono scontati e prevedibili ed altri che non consentono un attimo di distrazione con sceneggiature complesse ad incastro, con ribaltamento di tempo e luogo. E’ il caso del film polacco “ Le donne e il desiderio” ,Orso d’argento al festival di Berlino 2016 ed ora nelle sale. Il film inizia con una scena nella quale si vedono i personaggi seduti a tavola, una sorta di presentazione delle protagoniste ma da questo momento ognuna seguirà una sua strada incontrandosi per brevi istanti.
Polonia, 1990. I venti del cambiamento stanno sferzando la Polonia. È il primo anno dell’euforia della libertà, ma anche dell’incertezza per il futuro. Quattro donne di età diverse apparentemente realizzate decidono che è giunto il momento di cambiare vita e di esaudire i loro desideri. Agata è una giovane madre intrappolata in un matrimonio infelice e si rifugia in un’altra relazione impossibile. Renata è un’insegnante avanti con gli anni affascinata da Marzena, la sua giovane vicina di casa, solitaria ex regina di bellezza locale che ha un marito che lavora in Germania. Iza, la sorella di Marzena, fa la preside ed è innamorata del padre di una allieva della sua scuola. Il colore della fotografia desaturata del grande operatore romeno Oleg Mutu con cui è girato il film e l’ambientazione, i palazzoni che sembrano prigioni, rendono perfettamente il clima di tristezza ed infelicità che caratterizza spesso il cinema dell’est con un chiaro riferimento a registi come i Dardenne, i personaggi spesso ripresi di spalle o al grande Kieslowsky citato nella scena del ghiaccio che si rompe, causando l’annegamento di una ragazzina (situazione similare al primo episodio del Decalogo).
“La caduta del comunismo, e gli anni successivi, li ho vissuti introiettando la prospettiva di mia madre e mia sorella” dichiara il regista. “All’improvviso, dopo essere state per così tanto tempo senza libertà, si erano ritrovate in un mondo aperto. E si sono sentite perse. Da una parte avevano voglia di cogliere le nuove opportunità, dall’altra ne avevano paura, non sapevano come. Quando allevi un animale in gabbia non puoi aspettarti che esca se gli apri la porta: per lui ormai quella gabbia è diventata casa”.
L’attenzione particolare ai corpi, la loro continua riproposizione danno una intonazione surreale alla narrazione. Sia che siano giovani come quello di Agata oppure maturi e flaccidi, come nella scena della doccia di Renata con le anziane frequentatrici della piscina, divengono soggetti di un quadro e ribadiscono il senso di solitudine e insoddisfazione che permea tutto il film.
Racconta il giovane Wasilewski: “Le Donne e il Desiderio si basa sulle impressioni e sui ricordi impressi nella mia mente di quando, nel 1990, avevo poco più di 10 anni. È nato gradualmente con la storia di Agata, che mi ha spinto poi a indagare su come vivessero le donne negli anni Novanta in Polonia, in quel periodo di transizione e di trasformazione del sistema (…). Quindi, in poche parole, il mio film non è altro che l’insieme di riflessioni di un uomo che sta crescendo e che apprezza valori differenti rispetto a prima. Del resto, le donne hanno avuto un ruolo fondamentale nella mia crescita, molto più importante di quello della politica. Ho vissuto la trasformazione sociale e politica del mio Paese attraverso gli occhi delle donne. Vivevo in un complesso di appartamenti che appartenevano all’esercito, tutti i padri lavoravano nella stessa divisione, mentre le madri si prendevano cura dei figli. Erano fondamentalmente da sole a casa e si incontravano tra loro per le scale o nei negozi di alimentari ma erano, per i bambini come me, tutto il loro mondo (…). Le donne, inoltre, si facevano visita senza preavviso, le relazioni erano meno formali di oggi. Ricordo ancora il giorno dell’onomastico di mia madre che è coinciso con la partenza di mio padre per tre anni a New York: molte vicine sono venute da me a mangiare e festeggiare. Ricordo tutte le donne di allora ma nessuna è diventata un personaggio del mio film. Le quattro donne protagoniste sono tutte fittizie e basate su impressioni che ho raccolto durante la mia vita. Da piccolo, ad esempio, ho preso lezioni di danza e il personaggio di Marzena ricorda quello della mia insegnante di corso. Ma ricorda anche la mia vicina, Agnieszka Pachałko, eletta poi Miss Polonia 1993. Per Iza ho cercato invece di ricordare la preside della mia scuola”. Bravissime tutte le interpreti Julia Kijowska Agata, Magdalena Cielecka, Iza, Dorota Kolak, Renata, Marta Nieradkiewicz, Marzena sorprendenti per la loro autenticità e la capacità di rendere vera la psicologia femminile. donatellanesti@libero.it
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