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19 Aprile 2024

Grano e pasta integrale (foto concessa dai produttori)

Coronavirus all’Elba, tra gli effetti c’è la crisi dei settori agricolo e vitivinicolo


(Stefano Bramanti) Portoferraio, 5 aprile 2020 – Italo Sapere, Dimitri Galletti, Antonio Arrighi e Lorenzo Signorini, ovvero quattro agricoltori che in qualche modo si sono fatti portavoce degli altri del Consorzio agrario dei produttori di Elba Doc, per dire che la situazione dei settori agricolo e vitivinicolo, in tempo di pandemia, è grigia. Anzi nera.

Il blocco delle attività produttive di molti comparti ha fatto rimanere centinaia e centinaia di bottiglie prodotte nella scorsa vendemmia nelle cantine. Non solo, la prossima vendemmia acuirà il problema, perché all’orizzonte non c’è la fine di questa situazione che rimarrà nella storia tra le peggiori del terzo millennio.

Antonio Arrighi, dell’azienda che porta il suo nome a Pian del Monte, vicino a Porto Azzurro, che ogni anno imbottiglia 40 mila bottiglie, non ha dubbi.

“E’ una tragedia”, dice. “Noi dobbiamo lo stesso lavorare, la vigna non si ferma e quindi arriveremo all’estate e si dovrà vendemmiare, ma nel frattempo tutto il nostro prodotto precedente sarà quasi invenduto e quindi non ci sono prospettive. Un rimedio? Facciamo un appello affinché ci stiano vicini gli elbani, che siano acquistate le nostre bottiglie di Bianco, Rosso, Aleatico e via dicendo. E’ il momento dell’unità, è il momento della solidarietà anche verso di noi. Del resto in tutte le aree di produzione italiane accadrà la stessa cosa e se non riaprono ristoranti, alberghi e bar, la situazione è questa e ognuno cercherà di promuovere l’acquisto dei vini locali”.

Dimitri Galletti del Montefabbrello gestisce un agriturismo che si affaccia quasi sul golfo di Portoferraio e l’agricoltore conferma: “La vigna non ha il coronavirus e quindi noi dobbiamo andare avanti, anche senza incassi, senza guadagni. Non si prospettano al momento sostegni economici per chi lavora la terra. Io produco di solito 40 mila bottiglie ogni anno e in buona parte sono ancora sugli scaffali. Nel 2019 ho perso anche il prodotto del campo di grano, per via dell’invasione da cinghiali, quest’anno chiederò magari qualche gabbia al Parco nazionale, nel tentativo si catturarne qualcuno. Io produco pasta integrale senatore Cappelli, dolci e pane, fatti con la farina a km0 del mio molino. La situazione è veramente difficile”.

E passiamo a Italo Sapere, l’agronomo dell’azienda Sapereta, nella piccola pianura che precede Capoliveri e Porto Azzurro. “Noi non possiamo fermarci, siamo al lavoro nei vigneti, la natura non si può arrestare e la mia cantina è piena di bottiglie di Rosso, Bianco, Vermentino, Ansonica e altri tipi e mi domando dove metterò le bottiglie della prossima vendemmia. Io di solito produco circa 700 ettolitri di vino Doc”.

Infine ci siamo spostati nel sud-ovest a Marina di Campo, dove c’è la tenuta di Lorenzo Signorini, chiamata Cecilia, forte di 65 mila imbottigliamenti l’anno, soprattutto impegnata nel vino bianco Doc.

“L’anno peggiore che ho vissuto”, afferma. “Lo possiamo dire in tanti sull’isola e non vediamo la luce, perché la situazione della pandemia non finirà presto, sembra. Potremmo cercare di fare vendite online forse, ma questo non risolverà il nostro problema e circa la futura vendemmia di settembre sto pensando di non realizzarla o tuttalpiù di agire solo col 50 per cento del raccolto”.

Il coronavirus non è nelle vigne, ma per gli agricoltori in qualche modo la pandemia ha colpito. Oltre quelli intervistati ci sono altri produttori minori che realizzano anche olio extravergine, miele, frutta, verdure e limoni. Al momento la crisi è profonda, e come ha detto Arrighi nel concludere: “La speranza è che nel caso riparta la macchina produttiva del turismo, chi di dovere faccia ordini riguardanti le produzioni locali, senza rivolgersi al resto d’Italia. Per il vino non temiamo il confronto con nessuno, per cui confidiamo nell’attenzione di tutta l’isola verso di noi”.