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13 Ottobre 2024

Coronavirus, libri e film che hanno narrato distopie e contagi


(Donatella Nesti) Livorno, 10 marzo 2020 – In questi giorni terribili in cui dilaga il coronavirus, Covid-19, tornano alla mente le letture ed i film che hanno trattato argomenti simili. E, vista la necessità di restare in casa, può essere l’occasione di rileggere romanzi e rivedere e film famosi. Questo vale anche a Livorno e in tutti gli altri centri della provincia, dove si calcola che, in questi giorni, almeno 200 mila persone, delle circa 340 mila che complessivamente abitano sul territorio provinciale, rimangano a casa.

Tutti ricordiamo la nascita del Decameron di Boccaccio ambientato ai tempi della peste a Firenze così come le peripezie di Renzo a Milano nei Promessi Sposi di Manzoni durante la famosa peste del Seicento. C’è anche una pestilenza letteraria più antica. Infatti nel primo libro dell’Iliade di Omero il sacerdote Crise, disperato per l’ingiusta detenzione della figlia, scongiura Apollo di punire gli Achei a causa del grave affronto che ha subito dall’arrogante Agamennone e Il dio, infuriatosi, discende in fretta dall’Olimpo e comincia a colpire gli uomini presso le navi achee con l’infallibile mira del suo arco d’argento e dei suoi dardi avvelenati, gettando una pestilenza su tutto l’accampamento provocando così una moria di eroi. Dopo dieci giorni, Achille indice un’assemblea per discutere dell’emergenza ed esorta l’indovino a rivelare quali siano le cause della pestilenza. E questi spiega allora che il motivo per il quale la peste è scoppiata va ricercato nell’ira di Apollo…

Nel Novecento non possiamo non ricordare La Peste di Camus, ambientato in Algeria negli anni Quaranta, il tragico Cecità di Saramago nel quale il virus fa precipitare l’umanità nella barbarie.

L’Amore ai Tempi del Colera dello scrittore colombiano Gabriel García Márquez, premio Nobel per la letteratura, pubblicato nel 1985 in lingua spagnola con una tiratura milionaria, dal quale è stato tratto il film nel 2007 diretto da Mike Newell, che racconta l’infinita storia d’amore tra Florentino Ariza e Fermina Daza, che attende 51 anni, 9 mesi e 4 giorni per concretizzarsi, dal 1879 agli anni Trenta, mentre la sconfinata filmografia dedicata ai contagi e alle distopie è diventata un genere molto amato dal pubblico. Distopia è composto dai termini del greco antico “δυς-” (dys) “cattivo” e “τόπος” (topos) “luogo”, il termine fu coniato nel 1868 dal filosofo John Stuart Mill, che si serviva anche di un sinonimo coniato da Jeremy Bentham nel 1818, cacotopìa. Entrambe le parole si basano sul termine utopìa, inteso come il luogo dove tutto è come dovrebbe essere. Distopia è quindi l’esatto opposto.

A rendersi conto delle enormi potenzialità narrative del genere fu Samuel Butler che nel romanzo Erewhon descrive una società in cui la malattia è un crimine punito dalla legge e famosi sono Il Mondo Nuovo di Huxley e 1984 di George Orwell.

Ma altri scrittori e scrittrici si sono cimentati nel genere distopico Margarett Atwood con The Heart Goes Last, Emily St. John con Stazione Undici, Cormac Mc Carthy con La Strada premiato con il Pulitzer da cui è stato tratto un film.

Il cinema ha fatto del genere un filone di successo. Basti pensare a Blade Runner (1982) di Ridley Scott, liberamente tratto dal romanzo Il Cacciatore di Androidi (Do Androids Dream of Electric Sheep) di Philip Dick, Il Racconto dell’Ancella (The Handmaid’s Tale, 1990 di Margarett Atwood) diretto da Scholondorff , Virus Letale, I Figli degli Uomini di Cuaron e recentemente Light of My Life di e con Casey Affleck, la storia di un padre e una figlia undicenne, Rag, che attraversano un mondo distopico dove un virus ha ucciso quasi tutte le persone di sesso femminile.

Quello che sembra aver previsto la situazione attuale è Contagion di Steven Soderbergh, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2011. Ricca di grandi star del calibro di Matt Damon, Jude Law, Kate Winslet e molti altri, la pellicola racconta le terribili conseguenze della diffusione di un virus letale in grado di propagarsi velocemente ed uccidere in fretta il suo ospite. Il virus propagatosi in Cina da un pipistrello che ha contagiato un suino e uno chef consente al regista di analizzare il mutare dei comportamenti umani di fronte al diffondersi di una pandemia sconosciuta. Gli egoismi si accentuano, gli atti di coraggio diminuiscono, la disonestà non scompare. I legami affettivi, i contatti casuali, le relazioni sociali sono sottoposte a un cambiamento radicale, a causa di una malattia che si diffonde proprio tramite il contatto.