Crisi Coop, dalla piccola Corea al declino dei mega-centri
23 Gennaio 2017
(Massimo Masiero) Livorno – 23 gennaio. Sciangai è un quartiere che si è trasformato profondamente ma non per questo ha perso la propria identità. La “Cooppina” di Via Mastacchi ha costituito un elemento di centralità della vita del rione. Ha accompagnato il cambiamento del contesto socioculturale, assistito alla trasformazione urbana ed ha contribuito a far crescere la comunità. E non è un caso se nel tempo è diventata un punto di riferimento per tante persone, nonostante la concorrenza di altre grandi catene distributive presenti nel quartiere. Anche se a Livorno sono presenti altri punti vendita Coop, questi sono difficilmente raggiungibili dagli anziani dei quartieri nord e da chi è sprovvisto di mezzi di trasporto. Un punto vendita tradizionale come la Coop di via Mastacchi si caratterizza per l’utilità sociale, oltre che per il rapporto di fiducia e di conoscenza dei prodotti che gli utenti acquistano quotidianamente. L’auspicio del Circolo Pd “25 Aprile” è quello che Unicoop Tirreno metta in atto soluzioni meno traumatiche per il quartiere e garantisca il mantenimento dei posti di lavoro ai tredici dipendenti che al momento lavorano alla “Cooppina di Corea”.
Fin qui il comunicato del circolo, che comprende anche quelli di Corea, Cigna, Ferrovieri e Stazione. Una presa di posizione che giunge nel momento più critico della “vertenza”, che riguarda i dipendenti dell’Unicoop Tirreno. E giunge proprio dal cuore del quartiere più popolare e “scarlatto” della città, dove gli abitanti più anziani ricordano il supermercato del 1971, in via Mastacchi, prima ancora che avvenisse la fusione tra la Proletaria di Piombino, come si chiamava allora, e la Fratellanza. Ha sempre avuto una funzione sociale e di aggregazione, poi ha cambiato assetto e gestione, ma sempre lì è rimasta, diventando la “Cooppina”. Adesso è destinata alla chiusura con la perdita del posto dei tredici dipendenti, dopo l’apertura in quella zona della città di altri centri commerciali e store come la Pam. La zona è vicina all’altro quartiere popolare, la Corea, trasformatosi negli anni e arricchitosi socialmente con l’impegno quotidiano. I “vecchi” ricordano anche don Alfredo Nesi, il sacerdote che costruì il Villaggio Scolastico, il legame con i lavoratori delle Officine delle Ferrovie dello Stato, l’Opera della Madonnina del Grappa, in seguito la Chiesa, costruita di fronte al complesso socio-culturale, le scuole medie Pistelli, dove si sperimentavano le prime programmazioni per una scuola d’avanguardia, i dibattiti sulle questioni politiche del tempo con i “big” politici che arrivavano da tutta Italia. Fu un lungo periodo storico dove passione e idee si confrontavano mescolandosi alla solidarietà, al rispetto reciproco e alla volontà di percorrere un cammino per una vita migliore. Tempi lontani ormai. La realtà di oggi pone tutti gli abitanti della zona Sciangai, e anche Corea, di fronte a una nuova realtà di sacrifici per i lavoratori, dipendenti dell’Unicoop Tirreno, e di interventi ritenuti invece indispensabili per il rilancio della Cooperativa, secondo i dirigenti. Le cifre fornite sono impietose. L’Unicoop Tirreno ha accumulato 100 milioni di perdite negli ultimi sei anni, 21 milioni solo nel 2016. Le consorelle hanno prestato un miliardo, ma ne sono rimasti in cassa solo 221. La Banca d’Italia è intervenuta con 170 milioni. Ne andranno restituiti 150. La china tuttavia si può risalire. Una salita lacrime e sangue. Dodici supermercati saranno chiusi, otto venduti. Il contratto integrativo dei dipendenti annullato. 481 gli esuberi di personale a tempo pieno, di cui 170 alla direzione generale di Vignale Riotorno, vicino a Piombino. 95 nei vari centri commerciali, 116 nei supermercati che dovrebbero essere venduti, e 110 in quelli da chiudere. Molti sono part-time. Si ipotizzano 600-700 persone in meno, secondo stime sindacali. I sindacati Cgil, Cisl e Uil del commercio hanno proclamato uno sciopero di otto ore a breve tempo. Nell’ultimo incontro a Firenze, sabato scorso, le strategie sono state confermate dai dirigenti ai sindacalisti. E’ l’unica possibilità concreta per uscire dalla crisi? Sembra di sì. Oggi sono iniziate le assemblee dei lavoratori nei grandi e piccoli centri, anche all’Ipercoop della Porta a Terra, seguiranno quelle a Parco Levante, nella zona della Rosa, e nelle altre coop e “cooppine”. Poi giovedì a Vignale Riotorto altra massiccia assemblea e poi ancora a Livorno. Marco Lami, presidente dell’Unicoop Tirreno, ha ripetuto che il percorso sarà difficile, ma che è necessario perché il piano industriali funzioni, per mettere in campo idee nuove e moderne, che rimangono i tagli ai centri commerciali e al personale. E confida in un accordo con i sindacati. Stefano Bassi, presidente dell’Associazione Nazionale delle Cooperative di Comunità si è detto d’accordo con la strategia adottata e fiducioso sul futuro. I sindacati controbattono: “I lavoratori partecipano compatti alle assemblee ed esprimono incredulità e rabbia”. In un documento chiedono ai dirigenti, ritenuti i primi responsabili della crisi, di fare un passo indietro e rinunciassero alle indennità che percepiscono.
masierolivorno@gmail.com
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