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18 Aprile 2024

Da Venezia nelle sale il film “Vittoria e Abdul” di Stephen Frears


(Donatella Nesti) Livorno, 28 ottobre 2017. All’ultimo festival di Venezia Judi Dench, la ottantaduenne attrice britannica, capelli bianchi, occhi azzurri (nella foto) è stata una delle principali star della manifestazione. Il suo segreto lo rivela disinvoltamente nelle interviste come quella rilasciata a Silvia Bizio nell’inserto di Repubblica del 12 ottobre «La calma. Non ho mai avuto fretta. Non ho mai corso, e ora che non lo posso fare non si nota la differenza», dice ridendo. Il sense of humor non le è mai mancato nonostante una malattia alla retina, «Ci vedo malissimo; al ristorante la gente mi saluta e io niente: quando la luce è fioca percepisco solo ombre. Se poi la cena è a lume di candela sono praticamente cieca. Fortuna che le cene romantiche non capitano tutti i giorni». Arriva nelle sale il film di Stephen Frears Vittoria e Abdul (nella foto una scena del film) presentato fuori concorso alla 74 Mostra del Cinema di Venezia, che racconta la vera e straordinaria storia della sorprendente e improbabile amicizia tra la Regina Vittoria (Judi Dench) e un giovane indiano, Abdul Karim (Ali Fazal), che diventa il suo maestro, il suo consigliere spirituale e il suo amico devoto. Nel 1887, Abdul parte dall’India per donare alla regina una medaglia in occasione delle celebrazioni per il suo Giubileo d’Oro ma, sorprendentemente, trova il favore della sovrana. Il loro improbabile rapporto senza precedenti scatena una battaglia all’interno della casa reale, che mette la regina a confronto con la corte e la famiglia. Vittoria e Abdul esplora con umorismo questioni di razza, religione, potere e la farsa dell’Impero attraverso il caleidoscopio di un’amicizia davvero insolita e profondamente commovente. La sceneggiatura di Vittoria e Abdul è del candidato all’Oscar Lee Hall (Billy Elliot) e si basa sul libro della giornalista Shrabani Basu, “Victoria & Abdul: The True Story of the Queen’s Closest Confidant” (Vittoria e Abdul. La vera storia del confidente più vicino alla regina) che, attraverso i diari di Vittoria e di Abdul, ha portato alla luce la loro storia a lungo tenuta nascosta. Nel 2006 la scrittrice ha visitato Balmoral, il castello della regina nelle Highlands scozzesi, dove ha visto il Cottage Karim, la casa che Vittoria aveva fatto costruire per Abdul. Si era accorta che c’era qualcosa di importante in quel misterioso giovane uomo indiano conosciuto come ‘Munshi’ (il maestro), e si è prefissata il compito di scoprire cosa fosse. Il figlio delle Regina, Bertie, poi Re Edoardo VII, aveva distrutto tutta la corrispondenza tra sua madre e il Munshi ma non ha pensato a toccare i diari hindustani della regina.
In quesi diari, Basu ha scoperto la storia della Regina Vittoria e del suo amato Munshi, Abdul Karim. Scritti a mano da Vittoria in urdu e conservati nell’Archivio Reale, i diari sono stati lasciati totalmente fuori da tutte le versioni occidentali della storia vittoriana perché nessuno storico sapeva leggere l’urdu. Basu riporta: “Capisco l’urdu ma non lo leggo. Abdul aveva scritto delle righe in carattere romano per Vittoria e io ho capito quelle. La parte solo in lingua urdu l’ho fatta tradurre. C’erano 13 volumi.” Da queste pagine è emerso il rapporto tra Vittoria e Abdul un’iniezione di vitalità per la stanca ed ammalata regina commenta la Dench: “E’ stato abbastanza facile immaginare come Vittoria – a quel punto annoiata e un po’ stanca – improvvisamente tirò su lo sguardo e vide qualcuno con cui poter almeno parlare e qualcuno almeno piacevole da guardare. Lui era venuto al Giubileo per donarle una moneta ma, vedendolo, lei non mostrò grande interesse per la moneta… Abdul è stato un’iniezione di gioventù ed entusiasmo per Vittoria. Lei si godeva la conversazione con lui e lui le ha anche fornito qualcosa di nuovo da imparare –una lingua, una cultura. In quel momento per lei Abdul è stato come una trasfusione di sangue. Lei lo adorava e voleva andare avanti per lui.”
Storia e fiaba si intrecciano nel film gradevole e divertente grazie anche all’ambientazione ed alla ironica interpretazione di Judi Dench, peccato che la maggior parte degli spettatori non possano gustarlo in lingua originale come sarebbe giusto. donatellanesti@libero.it