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20 Aprile 2024

Dal festival Nardini il consolidamento del conservatorio Mascagni di Livorno


(Angela Simini) Livorno, 23 aprile 2022 – Se il Festival “Pietro Nardini, un violinista da Livorno all’Europa” ha avuto dei meriti, oltre a quello di accendere i riflettori su uno dei più apprezzati violinisti e compositori del Settecento italiano, Pietro Nardini, certamente ha messo a fuoco, ancora una volta, l’enorme potenziale del conservatorio Pietro Mascagni in termini di talenti, ricercatori, produzioni.

Avevamo già assistito alla riscoperta di brillanti personaggi del Settecento, epoca d’oro della cultura musicale Livornese, come Giovanni De Gamerra, Ranieri De’ Calzabigi, Giuseppe Cambini, lo stesso Pietro Nardini, studi che, eseguiti per lo più di prima mano, hanno fatto e fanno conoscere e apprezzare chi si misura in tale celebrazione. Sì, perché non si è trattato di deporre una corona di fiori alla memoria o di produrre un concerto, bello che che sia, e poi tutti a casa.

Il Festival si è tradotto in un avvincente e rigoroso studio del violinista livornese che ha saputo interagire con i musicisti viennesi e tedeschi, sia differenziandosi, sia elaborando stile e scuola propri.

Chi era Pietro Nardini? In breve: all’età di dodici anni Pietro Nardini (Livorno, 12 aprile 1722 – Firenze, 7 maggio 1793) si recò a Padova per studiare col più grande violinista del tempo, Giuseppe Tartini, che espresse un giudizio molto lusinghiero sul giovane allievo, la cui fama in Italia e all’estero confermò il giudizio del maestro. Nel 1760 fu scritturato come primo violino nell’orchestra che suonò per le nozze dell’arciduca Giuseppe d’Asburgo Lorena con Isabella di Borbone Parma, si esibì in numerosi concerti a Vienna fino al 1761, quindi ricevette la nomina di Konzertmeister della corte di Stoccarda, dove conobbe Leopold e Wolfang Amadeus Mozart, incontro fortunato al quale ne seguirono altri determinanti per la creatività di Nardini. Si spostò anche in altre prestigiose sedi in Germania, fino al ritorno a Firenze, sua patria di elezione, per la quale rinunciò anche a un prestigioso incarico presso la zarina Caterina di Russia.

Il Festival (promosso dal Conservatorio con la collaborazionedell’Associazione Amici dei Musei e dei Monumenti Livornesi, dall’Associazione Amici dell’Istituto Pietro Mascagni, con la compartecipazione del Comune di Livorno, in collaborazione con il Centro studi Luigi Boccherini di Lucca e il contributo di Ottica Mugnai di Livorno) ha messo a fuoco il Nardini erede della tradizione italiana e soprattutto tartiniana, a cavallo tra due epoche, a contatto con diverse concezioni della musica in Italia e all’estero. In Germania si cercava la coerenza dell’organismo musicale e la consequenzialità che rispondono ad una concezione “narrativa” della composizione espressa in partiture rigidamente scritte. In Italia invece si cercava l’hinc e il nunc, non si sviluppava “il prima e il poi”, ma si esprimeva il sentimento al momento, si esaltava il cantabile, il virtuosismo e si lasciava spazio alle fioriture e all’improvvisazione. Fatto sta che nell’Ottocento si è parlato di una superiorità della musica tedesca rispetto a quella italiana, finché a partire dal Novecento la situazione si è ribaltata. Nel 1992 iniziarono le ricerche su Nardini in tutto il mondo, operazione in cui si è distinto l’attuale direttore artistico del Festival, il Maestro Federico Marri che con la violinista Maria Rouquié è stato curatore del Catalogo tematico delle opere “Pietro Nardini da Livorno all’Europa” pubblicato nel 2017 col sostegno dell’AssociazioneAmici dei Musei.

Si è parlato del Nardini promotore del Quartetto Toscano del quale fuprimo violino con altri tre talenti toscani: Filippo Manfredi secondo violino, Giuseppe Cambini alla viola e Luigi Boccherini al violoncello, probabilmente la prima formazione quartettistica professionale della Storia della Musica. Per porgere al meglio peculiarità e meriti del compositore livornese, il Festival ha offerto una due giorni di full immersion che comprendevano le qualificate esposizioni di relatori prestigiosi, il Maestro Federico Marri su “Pietro Nardini: la vita, l’opera, la scuola” e il Prof. Matteo Giuggioli su: “Sonata e quartetto all’ombra dei Quattro Mori”, alle quali hanno fatto seguito i concerti serali tenuti da specialisti della musica del Settecento di grande prestigio, venuti a Livorno pieni di entusiasmo e di talento, lungamente e calorosamente applauditi dal pubblico presente in sala.

Si è ascoltata così un’ampia scelta di Quartetti e Sonate del Maestro livornese che hanno reso giustizia, grazie ad esecutori raffinatissimi, di quanto si legge in apertura del Catalogo “Accostarsi a Nardini significa accettare di introdursi nella complessità determinata dal trovarsi “tra due stili”: la ricerca di significati, di discorsi e di affetti propri della musica barocca viene infatti trascritta da lui in un linguaggio nuovo, costituito da un registro prevalentemente elegante, ricco di colori musicali e pieno di spirito, che dà il tono alla musica che sta per arrivare”.

Il pubblico, contrariamente a quanto banalmente si pensa, è stato letteralmente catturato dalla raffinatezza della composizioni offerte da altrettanto raffinati musicisti che hanno cesellato le partiture e ne hanno esaltato il cantabile. Si tratta di grandi talenti: Giacomo Catana, Valentina Russo, Marie Rouquié ed Enrico Gatti ai violini, Simone Laghi alla viola, Cristina Vidoni al violoncello, Marcello Gatti al flauto traversiere, Guido Morini al clavicembalo.

Il Festival non finisce qui, ma proseguirà a Roma con concerti al Teatro Palladium ed un altro incontro ci sarà in autunno.

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