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19 Aprile 2024

Di Costanzo su Ariaferma: “Un film sull’assurdità del carcere”


(Donatella Nesti) Livorno, 22 ottobre 2021 – Un vecchio carcere ottocentesco, situato in una zona impervia e imprecisata del territorio italiano, è in dismissione. Per problemi burocratici i trasferimenti si bloccano e una dozzina di detenuti con pochi agenti rimangono in attesa di nuove destinazioni. In un’atmosfera sospesa, le regole di separazione si allentano e tra gli uomini rimasti si intravedono nuove forme di relazioni.

Leonardo Di Costanzo, regista del film, così parla del suo film: “Il carcere di Mortana nella realtà non esiste: è un luogo immaginario, costruito dopo aver visitato molte carceri. Quasi ovunque abbiamo trovato grande disponibilità a parlare, a raccontarsi; è capitato che gli incontri coinvolgessero insieme agenti, direzione e qualche detenuto. Allora era facile che si creasse uno strano clima di convivialità, facevano quasi a gara nel raccontare storie. Si rideva anche. Poi, quando il convivio finiva, tutti rientravano nei loro ruoli e gli uomini in divisa, chiavi in mano, riaccompagnavano nelle celle gli altri, i detenuti. Di fronte a questo drastico ritorno alla realtà, noi esterni avvertivamo spaesamento. E proprio questo senso di spaesamento ha guidato la realizzazione del film: Ariaferma non è un film sulle condizioni delle carceri italiane. È forse un film sull’assurdità del carcere”.

Sono mondi chiusi, mondi opposti dove guardie e detenuti sono confinati in uno spazio chiuso, in un tempo sospeso in attesa che succeda qualcosa. Al centro della scena in un confronto teatrale ci sono il carceriere, Toni Servillo e il camorrista, Silvio Orlando capofila di un duello che nasce tra detenuti e guardie creando una suspense che costringe lo spettatore a partecipare agli avvenimenti senza sapere quello che realmente accadrà. Un gioco che l’improvviso guasto all’impianto elettrico rende ancora più pericoloso ma la decisione di far uscire i detenuti dalle celle per permetter loro di cenare nell’atrio comune alla luce dalle torce, capovolge la situazione e rende il confronto un’amara riflessione sul senso della detenzione e sulla speranza che le cose possano cambiare. Perfetti i due principali interpreti e bravo il regista a dirigere un cast credibile e mai sopra le righe con il risultato di una pellicola da non perdere che avrebbe meritato di essere inserita nel concorso principale della Mostra del cinema di Venezia.

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