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20 Aprile 2024

Il pianista Ilio Barontini (foto d'archivio)

Grande concerto di Barontini alla Fortezza Vecchia, eppure c’è un “ma” gigantesco


(Angela Simini) Livorno, 5 settembre 2021 – Il concerto di Ilio Barontini, ove possibile, è stato al disopra di ogni aspettativa. Lo spettacolo, promosso dal Livorno Music Festival e allestito nell’ultimo ripiano della Fortezza Vecchia, ha accolto il massimo del pubblico consentito dalle norme Covid, un pubblico di amici e di appassionati in grande attesa del pianismo del Barontini.

La musica di Ilio arriva direttamente al cuore, che esegua Chopin o che rivisiti un testo di Battiato e di Morricone, al cui ricordo la serata era dedicata, il risultato è lo stesso. E anche questa volta il maestro non si è smentito. Ha iniziato con delicatezza, con le arie di Battiato, in tono quasi sommesso, poi è passato via via al crescendo e alla passionalità dei brani che, si può dire senza ombra di smentita, ricreati da lui non perdono niente per il fatto che mancano il cantante e l’orchestra, anzi gli applausi scoppiavano fragorosi tra una canzone e l’altra.

Tante volte abbiamo parlato in questa testata di come nascono le creazioni del Maestro, ma quella sera si è creato un pathos tangibile tra pianista e pubblico, un feeling magico e commovente enfatizzato dai virtuosismi della tastiera. Pubblico in delirio, giovani e non più giovani entusiasti: questo è il potere della musica ascoltata insieme, appunto il concerto ! Con la musica da film di Morricone, si è creato l’effetto amarcord. Ci sono passati davanti agli occhi gli Western che hanno fatto storia. E Ilio si è divertito: straordinario quando ha ricostruito il carillon con le note alte alle quali, nelle note basse, ha opposto le percussioni minacciose della suspence e della morte incombente: gli spetttori riconoscevano le scene e le anticipavano. Giunti alla fine, il pubblico non faceva più andare via il pianista, che generosamente ha concesso non uno, ma tanti bis. In sala c’era anche il produttore discografico Francesco Digilio della Classica Sifare, col quale Barontini compone nuovi brani ed incide.

Ma c’è stato un “ma” non trascurabile, inaspettato e non attribuibile ai promotori del concerto, bensì a chi ha in gestione la Fortezza Vecchia: i bagni erano inagibili, il palco pieno di stecchi di erba secca e il bel pianoforte a coda nero era polveroso e pieno di ditate. Davvero si pensa che un pianista di quella portata possa essere accolto con così poco decoro e disdicevole trasandatezza? E si pensa che alla richiesta di un bagno, si possano rimandare spettatori e visitatori ai bagni allestiti fuori della struttura, per raggiungere i quali si devono scendere tre rampe di scale tutt’altro che comode?

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