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28 Marzo 2024

Un'immagine di Luis Sepulveda (foto libera da diritti tratta da Commons Wikimedia)

Il coronavirus si è portato via Sepulveda, lo scrittore cileno dal sangue livornese


(Marco Ceccarini) Livorno, 16 aprile 2020 – Un nonno era mapuche, una nonna invece livornese. E proprio da questa, della nonna livornese, al secolo Angela Manzoni, Luis Sepulveda aveva ereditato i capelli biondi e l’attitudine a socializzare ed ascoltare gli altri.

“Sepulveda aveva la straordinaria capacità di trasformare molti rapporti di lavoro in amicizia. Era una persona di una generosità estrema”, ha raccontato all’agenzia Ansa la lucchese Ilide Carmignani, traduttrice italiana di Sépulveda, lo scrittore cileno deceduto oggi, giovedì 16 aprile, all’età di 71 anni a causa del coronavirus Covid-19.

Sepulveda, nato ad Ovalle il 4 ottobre 1949, ha perso la sua battaglia all’ospedale universitario di Oviedo, in Spagna, dove era stato ricoverato il 29 febbraio per una polmonite provocata dal coronavirus. Era stato il primo paziente illustre ad essere risultato positivo al Covid-19 ed anche il primo caso registrato nelle Asturie.

Si era sentito male il 25 febbraio scorso, due giorni dopo essere tornato dal Portogallo, dove aveva partecipato a un festival letterario nella cittadina di Povoa de Varzim. La diagnosi era stata effettuata in un centro medico privato. Subito era stato perciò trasferito al reparto di Malattie infettive dell’ospedale di Oviedo. Inizialmente anche la moglie, Carmen Yanez, poetessa, era risultata positiva al virus, ma la donna, poi, è guarita. Le condizioni di salute dello scrittore, invece, non sono mai migliorate ed anzi si sono aggravate nelle ultime settimane.

Ecologista, esule politico e giornalista, Sepulveda era nato in una famiglia spagnola con influssi mapuche (autoctoni del Cile, ndr) ed italiani in virtù della nonna originaria di Livorno. Iscritto alla Gioventù comunista cilena, reporter del giornale progressista “Clarin” di Santiago e sostenitore del presidente della Repubblica cilena, Salvador Allende, deposto nel 1973 dal colpo di Stato del generale Augusto Pinochet, Sepulveda lasciò il Cile nel 1977 dopo che, con l’avvento di Pinochet e l’uccisione di Allende, era stato incarcerato e sottoposto a una dura detenzione perché considerato un nemico del regime. Solo grazie alle pressioni internazionali e all’intervento di Amnesty International lui ed altri attivisti socialisti e comunisti furono liberati e fatti uscire dal Paese.

Sarebbe dovuto andare in Svezia, ma arrivato in Argentina fuggì e iniziò un lungo viaggio in America Latina, arruolandosi di volta in volta nelle brigate di combattenti per la libertà di vari Paesi del Centro e del Sud America, in particolare dell’Uruguay e del Nicaragua. Da qui, poi, si trasferì in Europa. E’ stato al seguito, per anni, di Greenpeace. Dopo aver risieduto in Germania e Francia, da molti anni si era stabilito in Spagna, ad Oviedo, nelle Asturie.

Autore di libri di poesia e racconti, parlava correttamente, oltre allo spagnolo, anche l’inglese, il francese e l’italiano. Il suo primo romanzo, dal titolo “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”, lo consacrò sulla scena letteraria mondiale nei primi anni Novanta. Da allora ha pubblicato numerose altre raccolte di racconti, libri di viaggio e romanzi brevi, tra cui “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” e “Diario di un killer sentimentale”, forse i suoi più conosciuti.

Tra le tante onorificenze o premi ricevuti, il premio internazionale Flaiano nel 1994, il Grinzane Cavour nel 1996, il Critico chileno nel 2001, il Taobuk Award nel 2015 e il premio Manzoni alla carriera nel 2016.