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19 Aprile 2024

La sicurezza e l’accoglienza a Livorno


(Gino Fantozzi) Livorno, 16 marzo. E’ opportuno che si cominci a riflettere sulla sicurezza anche a Livorno.
Il Ministro Minniti, in un incontro a Firenze nei primi mesi del suo ministero con il governo Gentiloni, disse che la sicurezza dei cittadini non è mai stata in passato tra le priorità della sinistra, forse perché non appariva tale, sia concretamente che mediaticamente, ma oggi, sottolineò, parlare di sicurezza è parlare di democrazia perché la sicurezza e’ un tema di sinistra.
Ebbene occorre dire che Livorno ha un problema di sicurezza, soprattutto in certi quartieri della città. Tuttavia non è solo un problema di immigrazione, sarebbe errore strategico considerarlo tale.
Perché a mio parere un errore? Perché, come ho già scritto rispetto ai dati reali dell’immigrazione nella città, non siamo a livelli preoccupanti e comunque la delinquenza non è solo degli immigrati, semmai riguarda una minoranza di extracomunitari. La preoccupazione viene quando la malavita si insinua invece nelle fasce più deboli e in questo caso oggi tra gli immigrati nord africani.(Nella foto, immigrati partecipanti a un seminario a Livorno)
Quando si parla solo di processo migratorio in generale si scatena una contrapposizione che non ha senso. Se infatti la contrapposizione si sofferma sugli arrivi dei profughi che in quanto tali provengono da aree internazionalmente riconosciute pericolose (guerre, carestie ecc.) non si centra affatto il problema. A Livorno in virtù della legge Bossi Fini sono presenti circa 400 soggetti tutti accolti in aree protette e affidate a organizzazioni riconosciute e accreditate dallo Stato per pubblico concorso. Il resto sono immigrati con regolare permesso di soggiorno, subordinato ad un contratto di lavoro. Però quando scadono i contratti o la legge non riconosce lo stato di rifugiato, gli immigrati diventano clandestini. E nella provincia di Livorno sono stimabili in 10.000. Quanti sono a Livorno? Come vivono? Molti trovano un lavoro al nero, ma altri vivacchiano e possono cadere nelle maglie della malavita. Il problema non è il controllo degli arrivi (del resto già notevolmente diminuito, nel mese di gennaio addirittura del 60 per cento) ma il controllo di questo passaggio da regolari-controllati a clandestini.
Leggo dell’ennesimo accoltellamento tra extracomunitari a Livorno.
La domanda da porci è come mai parte di quartieri (Garibaldi per esempio) sono alla mercé di questi gruppi malgrado il controllo delle forze dell’ordine? Perché la questione non riguarda solo carabinieri e polizia.
Il discernimento tra immigrati regolari, che sono i più, e i clandestini spetta alle istituzioni (in mano spesso di una burocrazia deprimente). Per questo occorre un’azione sempre più efficace ed è così anche a Livorno che pure ha una forte tradizione di accoglienza. Quindi le responsabilità spettano a tutti: alle forze dell’ordine, alle istituzioni, che non propongono idee e progetti credibili di vivibilità ed infine soprattutto alle forze politiche che pensano solo ad una sterile contrapposizione tra immigrati uguale delinquenti e un buonismo senza idee.
Occorre quindi che si dimostri solidarietà con i cittadini più esposti sviluppando un progetto di vivibilità dei quartieri coinvolti dove l’integrazione può essere reale e vincente per il bene di tutti: cittadini e cittadini immigrati.
Occorre passare ad un confronto collettivo non di parte perché la sicurezza come la solidarietà è di tutti. Ed è anche chiaro che all’indomani delle elezioni chi le ha perse dovrà forse aprire un capitolo critico nuovo per guardare alla realtà con maggiore consapevolezza senza rinunciare ai propri valori di solidarietà sociale.
Qualcuno si ricorderà forse di Niccolini, assessore alla cultura del comune di Roma, che nel pieno degli anni di piombo, quando si viveva nel terrore delle faide politiche contrapposte della sinistra e della destra extraparlamentare, chiamò i romani a scendere in piazza e a vivere la città organizzando iniziative a forte valenza comunitaria contro la paura, e vinse. fantozzigino@gmail.com