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29 Marzo 2024

Livorno, Fiamme Gialle sequestrano appartamento per evasione fiscale



Livorno, 15 ottobre. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Livorno hanno effettuato il sequestro preventivo – emesso dal G.I.P. del Tribunale, dottor Fabrizio Nicoletti – di un’abitazione di una livornese, già agli arresti domiciliari, unitamente ad altre quattro persone, tutte componenti di una associazione per delinquere, responsabile di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, bancarotta semplice, appropriazione indebita aggravata, dichiarazione infedele, sottrazione al pagamento delle imposte, indebita compensazione di crediti inesistenti e intestazione fittizia di beni.
Dopo l’esecuzione dei provvedimenti restrittivi personali, risalenti al maggio dello scorso anno, gli investigatori del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria hanno, infatti, proseguito gli approfondimenti ed esaminato meticolosamente la copiosa documentazione reperita nel corso delle perquisizioni svolte.
La Guardia di Finanza, quale unico organo di polizia giudiziaria ed economico-finanziaria con competenze specialistiche in campo tributario, agisce prioritariamente mediante attività investigative basate sull’utilizzo combinato di tecniche di analisi di operazioni aziendali, contabili e finanziarie e gli strumenti del codice di procedura penale, costituendo un unicum nello scenario nazionale ed internazionale.
Dopo l’esame della documentazione finanziaria, è stato accertato che la donna, A.V., italiana di 33 anni aveva ricevuto accrediti sui propri conti correnti personali di somme di denaro provenienti dalle società cooperative coinvolte nell’indagine e aveva effettuato prelievi in contanti, tratti dai conti correnti societari. Verificata la posizione fiscale è stato scoperto che risultava evasore totale e che aveva ottenuto un arricchimento illecito di 500mila euro dal 2012 al 2015. I finanzieri, che stanno effettuando una sempre più incisiva azione sui profitti dei reati economico-finanziari, hanno, inoltre, rilevato che l’entità dell’IRPEF evasa superava, per uno degli anni d’imposta oggetto dell’attività ispettiva, la soglia di punibilità penale, per cui si è proceduto, dopo una nuova denuncia alla Procura della Repubblica, ad un provvedimento di sequestro fino al valore dell’imposta evasa (83mila euro per la sola annualità di rilievo penale) come previsto dalla normativa.
L’aspetto che va maggiormente sottolineato, informa la Guardia di Finanza, è rappresentato dal fatto che i proventi illeciti, a qualunque titolo percepiti, vanno comunque dichiarati all’Erario: la mancata dichiarazione degli stessi, infatti, oltre a rilevare sotto il profilo della comminabilità delle relative sanzioni amministrative, al superamento di determinate soglie di punibilità, configura anche, tenuto anche conto dell’indirizzo della giurisprudenza di legittimità, fattispecie penalmente rilevante.
Attratta l’evasione, dunque, all’alveo penale, è possibile aggredire, come noto, il frutto dell’attività criminosa anche “per equivalente”, sino a concorrenza dell’imposta evasa, aggredendo beni riconducibili all’indagato, anche se legittimamente acquisiti, laddove non sia possibile individuare e sequestrare in via diretta il prezzo, il prodotto o il profitto dei reati commessi.