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28 Marzo 2024

Livorno. La violenza di genere, convegno della Fidapa


(Gianni Giovangiacomo) Livorno, 27 marzo. Nella Sala Marconi dell’Hotel Palazzo, a cura della sezione livornese della Fidapa, si è tenuto il convegno, molto partecipato, “Confrontiamoci sulla violenza di genere”, presenti Prefetto, Anna Maria Manzone, Questore Orazio D’Anna, assessore comunale al sociale, Ina Dhimjini, console onorario della Grecia, e rappresentanti dell’Accademia Navale, Capitaneria di Porto e Guardia di Finanza. I lavori sono stati aperti dalla Presidente della Fidapa Livorno, professoressa Angela Lucia Simini, che ha sottolineato come il convegno volesse toccare una importante tematica della società odierna e, rivolgendosi a due classi di studenti delle scuole superiori, ha auspicato che le nuove generazioni siano di aiuto nel risolvere le problematiche sulla violenza di genere. Portando il suo saluto, il Prefetto di Livorno, ha ricordato come la nostra città sia stata recentemente funestata da un fatto di cronaca molto grave, e ha evidenziato che il problema deve essere affrontato da un punto di vista culturale perché “le norme, che pure ci sono, non bastano, bisogna compiere un cambio di passo e cambiare la mentalità”. Ha aggiunto che l’esperienza del “Codice rosa”, nato in Toscana, a Grosseto, consente di intercettare le prime forme di malessere nelle famiglie. Ha preso quindi la parola la dottoressa Fiorella Annibali, responsabile nazionale del Gruppo di lavoro sulla “Carta dei diritti della bambina”, una Carta ispirata alla Convenzione dell’ONU sui bambini, che in nove articoli stabilisce dei principi, che da una originaria speranza, sono ormai divenuti dei diritti veri e propri con l’obiettivo finalizzato ad una moderna educazione. La funzione di moderatrice è stata svolta dalla dottoressa Giulia Martano, rappresentante dei giovani della Fidapa, che è stata l’anima del convegno sia nell’organizzazione sia per aver contattato i vari relatori. La dottoressa Martano ha messo in rilievo che spesso i notiziari televisivi dicono che le violenze e le uccisioni subite da molte donne si potevano presagire come “morti annunciate” e questo induce a dire che bisogna sempre di più lavorare sulla prevenzione, su tutta la problematica -ha concluso- i relatori daranno una visione d’insieme: in senso giuridico, nel recupero delle persone, e nell’appianamento delle discriminazioni tra uomini e donne. L’avvocato penalista Aurora Matteucci ha sottolineato, facendo l’esempio di casi a lei capitati nel corso della sua attività, la “bipolarità del tema”, cioè della violenza subita e della violenza arrecata, in cui troppo spesso non si è in grado di capire la complessità dei fenomeni, in cui “ognuno, anche il reo, ha diritto ad un processo giusto”. Nella fattispecie penale già esistono “le aggravanti” con l’aumento della pena, ora vi è anche l’introduzione di un nuovo reato come quello dello stalking. Si tratta di forme di prevaricazione, di atti persecutori, che creano nella vittima uno stato di paura che modifica la sua situazione di vita, le continue chiamate telefoniche, gli appostamenti sotto casa, conducono ad uno stato di tensione, ad uno stillicidio progressivo nella vita della persona offesa. Il reato di stalking acclarato conduce ad una pena detentiva da 6 mesi a 5 anni. Anche le misure cautelari come il divieto di avvicinarsi alla casa dell’offesa hanno un loro valore utile, e anche colui che offende può essere recuperato attraverso un percorso psicologico. Infatti l’esecuzione di una pena deve avere una funzione educativa, un sistema segregazionista non fa altro che incattivire il reo e a ripetere il reato una volta uscito, perciò non bisogna mai tendere alla semplificazione dei problemi. Il dottor Riccardo Guercio, terapeuta e Presidente dell’Associazione Nuovo Maschile “Uomini liberi dalla violenza” di Pisa, si occupa di uomini che maltrattano le loro compagne, mogli e figli che si rendono conto delle sofferenze che provocano e desiderano cambiare. Con loro -ha detto il relatore- apriamo dei colloqui finalizzati a percorsi di recupero sia individuali che collettivi. L’Associazione li vuole aiutare grazie anche ai gruppi di condivisione maschile “che parlano di sé in ascolto degli altri” e hanno così la possibilità di esprimere il loro dolore, la vergogna, la paura. Questi uomini hanno difficoltà a manifestare le proprie emozioni, ma se si fa cultura se si interagisce le violenze si riducono. Sono stati proiettati alcuni video che come pensiero finale hanno detto che “non ci sono scuse per l’abuso”, perciò per loro c’è sempre la necessità di fare qualcosa, infatti -ha terminato il relatore- i Centri come il nostro stanno nascendo in tutta l’Italia. Il convegno si è concluso con la relazione dell’avvocata Cristina Cerrai, Consigliera Provinciale alle Pari Opportunità, che ha fatto un approfondimento storico sul come la donna sia stata considerata come “proprietà” o come “dipendente” dall’uomo, una eredità che è dura a morire e che si ripercuote fino ai nostri giorni. Le donne infatti non potevano avere la “tutela dei figli”, erano tenute, in vari frangenti, “all’autorizzazione maritale”, anche una figura risorgimentale come quella del Gioberti predicava la “soggezione” della donna. Naturalmente oggi non è più così, ma si può comprendere da cosa possono essere derivate certe forme di violenza. Una violenza che si esprime nella difficoltà in tribunale a testimoniare contro l’uomo a seguito di una denuncia, spesso si sente dire dalle donne “non voglio fare la denuncia perché so cosa mi aspetta”. Per questo -ha chiarito la relatrice- si è attivato a Livorno il “Centro di ascolto antiviolenza” che con lo Sportello Vis si occupa delle “vittime fragili” che perciò vengono ritenute soggette di protezione, sostegno e accompagnamento anche nei percorsi giudiziari e di risarcimento. Lo Sportello Vis si trova al Palazzo granducale in Piazza del Municipio 4, e per fissare un appuntamento si può chiamare il numero telefonico 0686/257229. Al termine la dottoressa Giuseppina Bombaci, coordinatrice Europea della Fidapa e la presidente del Distretto Centro, Patrizia Fedi Bonciani hanno ringraziato tutti i partecipanti al Convegno.