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16 Aprile 2024

Nella notte degli Oscar brilla la stella di Parasite


(Donatella Nesti) Los Angeles, 10 febbraio 2020 – E’ stata la notte delle sorprese, questa edizione dell’assegnazione della mitica statuetta al Dolby Theatre di Los Angeles che ha tenuto svegli milioni di spettatori che hanno seguito in diretta l’evento più atteso dell’anno nel mondo del cinema. Un evento che alterna mondanità, autocelebrazione, sfilata di moda sul red carpet, alla consacrazione di quanti, una volta in possesso della statuetta, entrano di diritto nell’olimpo dei divi di Hollywood.

Ogni anno l’evento è anticipato da inevitabili polemiche, come troppi bianchi e pochi neri, pochissime donne registe, pochi asiatici e troppi americani, e così via, ma questa edizione ha davvero sorpreso tutti perché in pratica, al di là dei premi tecnici, c’è stato un solo vincitore, “Parasite” del sudcoreano Bong Joo-ho, che ha fatto incetta di statuette, ben quattro, le più importanti: miglior film in lingua straniera, miglior film, migliore regia, migliore sceneggiatura, riscrivendo la storia dell’Oscar come prima pellicola non in lingua inglese a vincere il riconoscimento più alto.

“Parasite” aveva vinto la Palma d’oro a Cannes ed è sicuramente uno dei migliori film dell’anno, una favola nera che mette a confronto le classi povere di Seul con i ricchi della città, ma lo fa con un racconto surreale e grottesco ricco di colpi di scena imprevedibili, passando dal sottoscala della famiglia povera ma piena di inventiva alla lussuosa villa della famiglia ricca “disegnata da un architetto giapponese” suscitando risate amare e dubbi morali.

Delusione per il film di Mendes, “1917”, che ha raccolto tre premi tecnici, sonoro, fotografia, effetti speciali, premiati Brad Pitt e Laura Dern come attori non protagonisti.

Com’era previsto, miglior attore protagonista Joaquin Phoenix per “Joker” e Renèe Zellweger, sul palco con un elegante abito bianco, per “Judy”.

“Joker”, il film vincitore del Leone d’oro come migliore pellicola alla 76esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, è duro, violento, fortemente politicizzato, rappresenta una Gotham City simile alle grandi metropoli contemporanee dove regna sporcizia, disuguaglianza, ipocrisia, emarginazione dei più deboli. Gotham è descritta come un cupo paesaggio, Joaquin Phoenix dimagrito ed imbruttito offre una interpretazione indimenticabile.

Il film su Judy Garland era stato accolto con molti applausi dal pubblico della festa di Roma, dove era stato presentato in anteprima. Reneè Zellweger, magrissima, si è allenata per mesi per poter cantare come Judy e senza banalizzare la grande diva con una semplice imitazione, incarna perfettamente questa diva morta a soli 47 anni, con la sua solitudine e la sua disperazione.