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19 Aprile 2024

Pietro Bastogi, l’illustre politico livornese dimenticato


Livorno, 2 dicembre. Alla Sala Capraia della Camera di Commercio della Maremma e di Livorno si è tenuta la presentazione del libro del professor Luciano Iacoponi su “Pietro Bastogi e l’Ottocento italiano, fiorentino, livornese” , organizzata dai due circoli di cultura GE Modigliani e Luigi Einaudi nel 160° anniversario della sua Presidenza della Camera di Commercio dell’epoca . Un libro consistente nell’aspetto e nel contenuto, che, fuori di dubbio – hanno detto tutti coloro che lo hanno presentato – costituirà un punto di svolta negli studi sulla storia non solo dell’interessato, ma di Livorno e della concezione del capitalismo con la sua propensione al cambiamento.
La presentazione del volume – edito con il contributo di due soggetti bancari , la Banca del Tirreno e di Lucca e la Fondazione CR di Firenze – è stata coordinata dal Professor Maurizio Vernassa, introdotta dal Presidente della Banca Mario Miccoli e dal componente del CA Giuseppe Rogantini Picco, svolta dallo storico Alessandro Volpi, sindaco di Massa. E sono emersi con chiarezza due fatti innegabili descritti nel volume dati alla mano. Che il livornese Pietro Bastogi, di una famiglia ricca di commercianti e banchieri, molto attivo nella attivissima Livorno cosmopolita di allora, teneva robusti contatti internazionali, fu individuato da Cavour come la persona adatta per essere il primo Ministro delle Finanze dell’Italia Unita, ed, essendo uomo di pensiero e di azione, riuscì a compiere atti rimasti nella storia. Tipo unificare i debiti degli stati preunitari e poi dando vita al Gran Libro del Debito Nazionale , oppure indurre una cordata italiana a finanziare il grande ampliamento infrastrutturale delle ferrovie, avviando la costruzione di pressoché la totalità di quelle meridionali. Vale a dire una persona che aveva una visione lungimirante del ruolo del capitale. Il secondo fatto è che su Pietro Bastogi è calato l’oblio proprio nella sua Livorno (foto storica di Piazza Grande), che si è limitata a dedicargli una strada di periferia ma che non ne parla mai, esaltando invece in vari modi il suo coevo e avversario politico Francesco Guerrazzi, nonostante che allora le preferenze elettorali andassero a Bastogi e che le opere sopravvissute confermino la netta maggior concretezza verso i cittadini del moderato liberale rispetto al democratico scrittore, ricco di suggestione e assai scarno di realizzazioni. Del resto non pare un caso che il libro sia stato stampato con il contributo di due soggetti finanziari non livornesi (nonostante che la famiglia Bastogi sia stata tra i fondatori nel 1836 della Cassa di Risparmi di Livorno).
Il professor Volpi ha segnalato in particolare la ragione di fondo del perché il libro inquadra la figura di Pietro Bastogi da una parte nella concezione dinamica del capitalismo e in un’altra parte nel solco dei moderati liberali toscani di cui il massimo esponente era Cosimo Ridolfi, grande agricoltore che dette vita a svariate iniziative ancora in essere al giorno d’oggi. La ragione ha detto Volpi è che quelle persone e quel mondo intendeva il disporre delle risorse finanziarie come uno strumento destinato a sviluppare i cambiamenti indispensabili per irrobustire le occasioni del vivere insieme. Con prudenza determinata e realistica ma con un spirito nettamente progressista, ha detto il relatore.
Insomma un volume da leggere, che per ora non è in commercio ma di cui si può chiedere ai due circoli alle mail circolomodigliani@gmail.com e circoloeinaudilivorno@gmail.com