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29 Marzo 2024

Rapporto Irpet 2016-17, Toscana in crescita, ma troppo debole


Firenze – 17 febbraio. L’Italia cresce poco, la Toscana di più, ma si tratta di una ripresa ancora troppo debole, che andrebbe sostenuta con maggiori investimenti. E’ questo che emerge dal Rapporto 2016-17 redatto dall’Irpet e presentato questa mattina a Firenze dal direttore dell’Istituto per la programmazione economica della Toscana, Stefano Casini Benvenuti e dai due ricercatori che ne hanno curato la stesura, Leonardo Ghezzi e Nicola Sciclone.
Le circa cinquanta pagine del Rapporto si intitolano “La ripresa in crisi? Analisi e prospettive di un’economia indebolita”.I punti principali sono stati resi noti dalla Regione Toscana
Il Pil nel 2016: in Toscana cresce dello 0,2 in più dell’Italia.
Il prodotto interno lordo della Toscana (che è pari a oltre 100 miliardi) nel 2016 è cresciuto di due decimali di punto più di quello italiano (quest’ultimo aumentato secondo Irpet dello 0,7% secondo recenti stime Istat dello 0,9%). Viene evidenziato il dato che dal 2008, anno di inizio della crisi economica mondiale, il Pil dell’Italia è diminuito del 6,4%, mentre quello della Toscana “solo” del 3,4%. La nostra Regione è al secondo posto in Italia per crescita, insieme a Lombardia ed Emilia, mentre al primo c’è il Trentino Alto Adige.
Rallenta il commercio mondiale: l’export dell’Italia e della Toscana cresce dello +0,5%.
Rallenta il tasso decrescente del commercio mondiale (+3% nel 2014, +2% nel 2015 e +1% nel 2016) ciò ha frenato la dinamica dell’export sia dell’Italia che della Toscana che crescono appena dello 0,5%. Poiché, però, sono cresciute poco anche le importazioni il saldo commerciale della regione si mantiene attivo e stabile sui 3 miliardi di euro. A crescere (+0,2%) sono stati invece gli scambi con le altre regioni italiane, insomma aumenta l’export verso l’Italia più che quello verso l’estero.
Cresce la domanda interna, ma si riduce la propensione al consumo.
Nel 2016 la domanda interna è cresciuta del 2%. I consumi delle famiglie sono aumentati anche se meno del reddito disponibile a causa della riduzione della propensione media al consumo, passata dall’88,4% all’87,7%. Nel clima di incertezza che caratterizza questo periodo i toscani mantengono una certa cautela nelle loro decisioni di spesa. Anche i consumi pubblici, ovvero la spesa corrente, fa segnare un + 0,4%, ma sono gli investimenti soprattutto privati che ancora non crescono dopo i pesanti cali del passato. Si calcola che dal 2008 ad oggi in Toscana sono venuti a mancare qualcosa come 70 miliardi di investimenti. E in Italia 1.000 miliardi.
L’occupazione è cresciuta. Ma è vera crescita?
Dal 2008 al 2015 in Toscana si erano persi “solo” 3.000 posti di lavoro. Nel corso dei primi nove mesi del 2016 gli occupati sono aumentati di 7.400 unità (+0,5%) 7.000 dei quali sono posti da lavoro autonomo. Il che fa pensare che la crescita sia dovuta soprattutto all’aumento delle cosiddette partite Iva e che comunque i fenomeni di precarizzazione del lavoro siano in aumento.
Sono cresciuti della stessa percentuale (0,2) sia il tasso di occupazione che quello di disoccupazione. Gli occupati passano da 1.558.000 (64,8%) a 1.565.000 (65%). I disoccupati da 157.000 (8,7%) a 161.000 (8,9%). Considerando che nel 2008 gli occupati erano 1561 mila ciò significa che nella più lunga crisi della nostra storia avremmo addirittura guadagnato 4 mila posti di lavoro. Il dato è decisamente migliore di quello italiano (l’Italia ha perso nello stesso periodo 300 mila occupati), tuttavia non sufficiente a compensare l’aumento dell’offerta di lavoro che vi è stato in questi anni (per l’aumento della popolazione, ma anche per la crescente partecipazione al lavoro), tanto che il numero di disoccupati è aumentato di circa 80 mila unità.
Un mercato del lavoro più vecchio.
Sono soprattutto i giovani a vedere accresciute le difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro, tanto che l’occupazione risulta fortemente invecchiata. I 15-29enni che sono il 21% della popolazione in età lavorativa, costituiscono solo l’11% degli occupati. Nel 2008 erano il 15%. I Neet, giovani 15-29enni che non studiano e non lavorano, in Toscana sono 94.000, cioè il 18,8% del totale in quella fascia di età. E’ un dato in flessione rispetto al 21,4% del 2014 e al 19,3% del 2015, ma sempre ben al di sopra della percentuale 2008, che era pari all’11,6.
Più disuguaglianze e povertà.
Sono aumentate le disuguaglianze e la povertà. La povertà assoluta è cresciuta – su base familiare – dal 2% (2008) al 3,2% (2015). Oggi in Toscana ci sono 53 mila famiglie e 120 mila individui poveri, buona parte dei quali sono giovani.
Le previsioni non sono rosee, ma nel 2017-18 andrà meglio
La ripresa del lavoro è debole. Gli sgravi contributivi che erano stati concessi nel 2015 e nel 2016 nel 2017 perderanno il loro effetto. Quindi è lecito attendersi una normalizzazione delle dinamiche occupazionali. Nel 2016 le cessazioni sopravanzano gli avviamenti a tempo indeterminato.
Il PIL italiano dovrebbe crescere dello 0,7% nel 2017 e dello 0,6% nel 2018. Ancora migliore l’andamento della Toscana (rispettivamente +1% e +0,9%). Il reddito a disposizione delle famiglie italiane dovrebbe crescere del 2% nell’anno in corso e del 3,2% nel prossimo. Il tasso di disoccupazione in Toscana dovrebbe scendere nel 2017 al 9% e nel 2018 all’8,2%. La forza lavoro passerà da 1,736 milioni del 2017 a 1,741 milioni del 2018. Gli occupati da 1,579 milioni (+0,9%) del 2017 a 1,597 milioni (+1,1%) del 2018. I disoccupati nel 2017 scenderanno a 157.000 (-2,2%) e nel 2018 a 144.000 (-8,4%). La ripresa del lavoro è, tuttavia, debole. Del resto gli sgravi contributivi che erano stati concessi nel 2015 e nel 2016 cesseranno di esistere. Quindi è lecito attendersi una normalizzazione delle dinamiche occupazionali. Nel 2016 le cessazioni sopravanzano gli avviamenti a tempo indeterminato.
La sintesi finale
La notizia positiva è che l’economia è tornata a crescere in modo abbastanza stabile (è infatti dal 2014 che il Pil cresce) e per la Toscana che è tornata a crescere più che nel resto del Paese dopo che negli anni della crisi la caduta era stata inferiore.
La notizia negativa è che la crescita è ancora troppo debole ed appare quindi insufficiente a far fronte ai problemi che si sono generati in questi anni, primo tra tutti quello del lavoro. Tutto ciò nonostante il fatto che in Toscana dall’inizio della crisi ad oggi si siano addirittura creati 4 mila nuovi posti di lavoro (oltre 300 mila è invece la perdita nel Paese). Questa dinamica non è stata sufficiente a frenare l’aumento della disoccupazione (più che raddoppiata) e a frenare la crescente affermazione delle forme di lavoro più deboli.
Anche in Toscana gli investimenti nel corso della crisi sono crollati con conseguente ridimensionamento della capacità produttive del sistema. La debole ripresa prevista non è certamente in grado di compensare in tempi ragionevoli tale perdita per cui è difficile che le condizioni di lavoro subiscano un significativo miglioramento nei prossimi anni.
Di qui l’esigenza di intervenire affinché il processo di accumulazione riprenda con la dovuta intensità e, viste le deboli aspettative delle imprese, è fondamentale l’avvio di un nuovo programma di investimenti pubblici che in questi anni a livello nazionale hanno toccato il minimo storico.
Un serio rilancio degli investimenti pubblici consentirebbe uno stimolo immediato all’occupazione ma soprattutto un rafforzamento della capacità produttiva del sistema che si tradurrebbe in un incremento del tasso di crescita potenziale (che in Toscana potrebbe tornare sopra l’1%), con effetti positivi non solo sull’occupazione, ma anche sul rapporto debito/Pil.