Ricorso di Onida sul quesito del referendum costituzionale
11 Ottobre 2016
Roma – Il voto al referendum del prossimo 4 dicembre potrebbe non essere libero, come invece prevede la Costituzione italiana. Questo è quanto deduce Valerio Onida, ex presidente della Corte costituzionale, che di conseguenza ha presentato un ricorso per chiedere che sulla legimmità del quesito si pronunci la medesima Corte.
Onida ha impugnato il decreto firmato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in virtù del quale è stato indetto il referendum costituzionale. Lo ha impugnato avanti al Tar del Lazio e al Tribunale civile di Milano che valuteranno se sottoporre la questione alla Corte. Si tratta di un ricorso d’urgenza con il quale l’alto magistrato, che è stato anche giudice costituzionale e fu tra i “saggi” nominati dall’ex presidente Giorgio Napolitano, chiede la sospensione dell’avvio della consultazione. Con Onida ha firmato il ricorso Barbara Randazzo, docente di Diritto costituzionale all’università di Milano, dove Onida ha insegnato per quasi trent’anni.
Il tema dello “spacchettamento”, cioè della necessità di una pluralità di quesiti, è emerso più volte durante l’estate, senza però che nessun tribunale avesse potuto pronunciarsi per un rinvio alla Corte costituzionale. Da qui, la decisione di Onida. Alla base del ricorso vi è la consapevolezza che molti italiani sarebbero favorevoli ad esprimersi su alcuni singoli temi della riforma pur magari essendo contrari alla proposta di revisione della Costituzione nel suo complesso.
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