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29 Marzo 2024

Riflessioni sul caso Umbria


(Franco Consiglio) Livorno, 24 ottobre 2019 – Domenica prossima, 27 ottobre, si svolgeranno le elezioni regionali in Umbria, resesi necessarie dopo che la presidente Catiuscia Marini, Pd, è stata costretta alle dimissioni perché posta sotto inchiesta dalla procura di Perugia in relazione a presunte irregolarità nei concorsi della sanità regionale.

L’Umbria, con circa 880 mila abitanti, è una delle regioni meno popolose d’Italia, oltre ad essere una delle più piccole, tanto che in occasione delle elezioni ormai alle porte gli aventi diritto al voto sono appena 703 mila. Eppure, nonostante ciò, l’esito di queste consultazioni si preannuncia molto rilevante per gli equilibri politici nazionali.

Sono in corsa ben otto aspiranti governatori, ma la vera partita è tra l’indipendente Vincenzo Bianconi, sostenuto da una coalizione civica capeggiata da Pd e M5s, e Donatella Tesei, senatrice della Lega sostenuta dal Centrodestra. Gli altri candidati sono Claudio Ricci di Proposta Umbria ed Italia civica, Emiliano Camuzzi di Potere al popolo e Pci, Rossano Rubicondi del Partito comunista, Martina Carletti di Riconquistare l’Italia, Giuseppe Cirillo di Buone maniere ed Antonio Pappalardo dei Gilet arancioni. Sulla carta sono destinati a far da contorno.

L’esito della sfida umbra, si è detto, potrebbe avere delle ripercussioni a livello nazionale. Potrebbe compromettere, ad esempio, la tenuta della maggioranza che sostiene il secondo mandato di Giuseppe Conte, anche se la prova del nove, per il governo, sarà quasi certamente la tornata elettorale di gennaio in Emilia-Romagna. Nel frattempo, però, i maggiori sostenitori del Conte bis, piddini e pentastellati, si presentano in Umbria da alleati dopo l’accordo nazionale. E’ la prima volta che ciò accade a livello locale ed a seconda di come andrà a finire, i due partiti potrebbero stringere nuove alleanze per arginare la Lega di Matteo Salvini.

Per il Centrodestra, invece, la competizione è l’occasione per affermare che la coalizione capeggiata dalla Lega rappresenta la maggioranza nel Paese e come tale ha diritto a governare.

Eppure c’è di più. Le elezioni umbre, in realtà, rappresentano anche la cartina tornasole per un preciso paradigma politico, quello del trasformismo, che è sì antico come la politica, perché la capacità di “trasformarsi” e diventare qualcos’altro da quel che si era è cosa vecchia quanto l’agire umano, ma che ultimamente sembra essersi affinata.

Il M5s, terminata l’esperienza del governo con la Lega, durante la quale pur avendo il doppio dei parlamentari si è fatto oscurare da quest’ultima, si è reso protagonista, negli ultimi mesi, di una modalità trasformistica che può essere definita “2.0”, avendo messo in atto, la compagine pentastellata, un comportamento da “poltronari” al cospetto del quale anche il senatore Antonio Razzi, capace di passare dall’Idv a Forza Italia transitando per altri tre o quattro minigruppi, impallidisce. Tanto che, con una capovolta magistrale, il M5s prima si è alleato con gli arcinemici del Pd e poi ha iniziato a lavorare per estendere questa alleanza alle realtà locali, a cominciare dall’Umbria.

Fermo restando che, secondo chi scrive, coloro che hanno a cuore l’evoluzione democratica del Paese non possono sostenere la Destra e neppure il Centrodestra capeggiato dalla Lega, se dal Pd un comportamento trasformistico ed opportunistico ce lo potevamo aspettare perché dopo il caso Marini la strada era quasi obbligata, dal M5s non possiamo che rimanere delusi. Dispiace che un movimento che della parola “onestà” aveva fatto l’insegna della propria azione politica sia arrivato, in Umbria, ad allearsi con chi è stato travolto dallo scandalo dei concorsi in sanità. Dispiace dover rilevare che il M5s ha ormai assunto una fisionomia ben diversa da quella per cui era nato e in forza della quale era cresciuto.

L’auspicio è che il prossimo 27 ottobre, proprio perché le regionali umbre hanno un valore nazionale, al di là della lotta tra Bianconi e la Tesei e la quasi scontata vittoria di quest’ultima, abbiano un buon successo anche quelle liste, estranee al bipolarismo, che si differenziano per la radicalità di loro contenuti, per la difesa del servizio pubblico e per l’intenzione di combattere chi detiene il potere. Solo così le elezioni per la regione Umbria potranno dare delle indicazioni utili a un Paese che, viceversa, vedrebbe ulteriormente aggravare la condizione di stanchezza e di delusione nei confronti di una classe politica ormai inadeguata che varia le maggioranze non in base a strategie politiche di lungo respiro ma per interessi e convenienze personali o di gruppi ristretti su problemi circoscritti e senza prospettiva.