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29 Marzo 2024

Sinergia pubblico-privata contro il gioco d’azzardo patologico


(Gianni Giovangiacomo) Livorno, 23 novembre. Nella sala conferenze dei Bagni Pancaldi si è tenuto il 18° Convegno nazionale sul gioco d’azzardo patologico sul tema: “Chi cura chi? – verso strategie condivise contro le illusioni dell’azzardo”, coordinato e presentato da Simona Bianchi direttore tecnico della Cooperativa Sociale San Benedetto, che ha precisato che l’incontro verteva sulle “persone” che purtroppo vivono questo problema. E’ opportuno -ha detto- non parlare di ludopatia ma di “gioco d’azzardo patologico” perché è proprio la patologia che ha bisogno di una cura attraverso interventi sinergici tra pubblico e privato. Matteo Iori, Presidente del CONAGGA (Coordinamento Nazionale Gruppi Giocatori d’Azzardo) ha detto che questo ente è nato nel giugno 2000 con lo scopo di lavorare insieme e di condividere le buone pratiche senza fini di lucro. Esistono modelli diversi per gestire i giocatori e sono nati ben 226 gruppi che vogliono mettere “la persona al centro”, e a fronte di 11087 richieste di aiuto 5521 utenti hanno potuto accedere al trattamento. Si tratta dell’85 per cento di maschi e del 15 per cento di donne, la condizione professionale vede al primo posto gli operai che hanno una entrata mensile fissa e un livello di studio medio-basso. Riguardo alla situazione abitativa i soggetti vivono in maggioranza da soli proprio a causa del gioco. Il 73,3 per cento dei giocatori ha commesso reati contro il patrimonio e il 44 ha iniziato a giocare da oltre 10 anni. Perché si gioca? Per vincere denaro e non per divertimento o per passare il tempo, si gioca in modo superiore al proprio reddito creando situazioni debitorie importanti. Il CONAGGA conduce una campagna nazionale contro il gioco d’azzardo stimolando i cittadini su questo problema, cercando di influenzare le Leggi che governano il paese, collaborando con le istituzioni e sensibilizzando i mass media. Sono in atto campagne di prevenzione coinvolgendo le scuole e promuovendo la cultura sulla pericolosità del fenomeno.
Gli interventi istituzionali
Il Questore, Orazio D’Anna ha detto che a causa del rilascio delle licenze qualche volta vengono considerati come una “controparte” ma non è così, si è invece cercato di governare un fenomeno che era stato interamente in mano alla criminalità e vi è una costante attenzione perché il gioco non sia lasciato a se stesso, ma più di tutto bisogna “lavorare molto sulle coscienze”. Il consigliere regionale Francesco Gazzetti ha iniziato col dire “di voler testimoniare una profonda gratitudine verso la San Benedetto e le realtà del volontariato”. E’ opportuno confrontarci e conoscerci meglio, la sfida culturale è quella da accogliere senza improvvisazioni ma con scientificità, tutti insieme, non solo con le parole ma con i fatti. L’assessore comunale al Commercio Paola Baldari ha ricordato come l’Amministrazione comunale abbia redatto un nuovo regolamento per le sale giochi che ne limita gli orari di attività. L’assessore al Sociale Ina Dhimjini ha sottolineato che sono sempre di più le persone che spendono il proprio stipendio per i giochi, una realtà su cui il Comune interviene insieme all’Asl. Il dottor Maurizio Varese, Responsabile dell’Area della dipendenza dell’Asl Nord-Ovest ha messo in rilievo che gli ultimi governi hanno implementato il gioco e ridotto la tassazione sullo stesso. Più ci sono occasioni di gioco più si sviluppano problematiche. Sul fenomeno si nota un ritardo nella legislazione ma comunque gli utenti del servizio sono stati incrementati, è sempre necessario fare rete per intercettare il fenomeno e la delibera 882 ha chiarito come dare sostegno ai giocatori e il loro invio alle comunità terapeutiche. La vice prefetto, Sabatina Antonelli ha evidenziato come si tratti di una tematica delicata che deve essere vista a 360° in modo interdisciplinare con scambi reciproci di esperienze. Le patologie dei giocatori si riflettono sul sociale e in merito alle dipendenze le Prefetture se ne erano già occupate prima degli stessi legislatori.
Gli interventi programmati
Claudio Cippitelli sociologo e presidente del coordinamento nuove droghe ha rilevato che ci troviamo di fronte a un “fenomeno potente e pervasivo” nel tempo la situazione economica italiana è mutata e dove prima il risparmio delle famiglie era un dato importante ora è divenuto una cosa diversa. Anche i giochi in denaro sono mutati, prima con “Lascia o raddoppia?” bisognava essere portatori di conoscenze per poter vincere, oggi con le varie “scatole” ci si affida ai numeri senza nessuna reale competenza. Nella società dei consumi il bisogno di giocare si intreccia dapprima con i consumi low-cost che diventano man mano più grandi per diventare insostenibili. E’ necessario evitare di dare giudizi morali sulle persone perché molti investono la loro vita in un sogno, sono persone fragili, ma non è colpa loro.
Al posto di Filippo Torrigiani, consulente della Commissione Antimafia, impossibilitato a partecipare, ha preso la parola Don Armando Zappolini, Presidente del CNCA (Campagna Nazionale Contro il gioco d’Azzardo) che ha sottolineato che non è vero che il gioco legale blocca quello illegale, sia legale o sia illegale la mafia entra comunque dove ci sono soldi. Entra anche con l’usura ed è strettamente legata al riciclaggio che risulta essere per lei anche il meno dispendioso. Inoltre le sale da gioco permettono alla mafia il controllo del territorio e la sua infiltrazione. I mafiosi spesso pretendono “il pizzo” dalle sale giochi e le macchinette sono spesso collegate ad un server nelle loro mani, si avvalgono anche di prestanome incensurati che sfuggono ad ogni controllo. E’ opportuno rafforzare le sanzioni amministrative che sono ora inferiori al guadagno che ottengono con le macchinette. Sta entrando in vigore la Legge che per accedere alle macchinette sia necessaria l’introduzione della tessera sanitaria che permette una maggiore tracciabilità sia del denaro sia delle persone che giocano. Don Zappolini ha anche evidenziato che in questa fase politica di passaggio bisogna domandarci cosa chiedere al futuro Parlamento e al nuovo Governo, comunque c’è maggiore consapevolezza del pericolo del gioco nel paese perché di questi temi si continua a parlarne e cresce l’allarme. A livello politico si è formato un intergruppo parlamentare in cui alcuni deputati sono schierati anche contro il proprio partito e con il CNCA si confrontano e collaborano alle nostre proposte di Legge. Con i Comuni, dato che i problemi nascono sui territori, abbiamo stabilito -ha aggiunto- la chiusura dei luoghi di gioco per alcune ore giornaliere. L’accordo con il Governo ha intanto permesso l’introduzione della tessera sanitaria e ha dato un segnale per la riduzione del 30 per cento del numero delle slot sull’intero territorio nazionale, inoltre si arriverà al divieto di pubblicità sulla TV in fasce orarie protette. Lo Stato quindi non deve mirare al guadagno ma alla salute dei cittadini. Lo Stato deve dichiarare di non mettere in bilancio una entrata di 9 miliardi dal gioco d’azzardo, si deve consolidare l’idea che si giochino meno soldi e questo rimane per noi un impegno per il futuro come quello di far crescere nella comunità la conoscenza dell’esistenza di un pericolo.
Matteo Iori del CONAGGA ha poi presentato le cose fatte concretamente come la ripartizione del Fondo per il gioco tra le Regioni e la sensibilizzazione all’interno delle scuole. Ci si propone di ridurre la pericolosità delle slot e con l’introduzione della tessera sanitaria i minorenni non potranno giocare, inoltre si vuole il riconoscimento di fissare a 50 euro la cifra massima che si può perdere al giorno e prevedere l’interruzione delle macchinette per alcuni minuti per permettere al giocatore di capire cosa sta facendo e di fermarsi. Daniela Tarquini della San Benedetto nel tratteggiare le esperienze fin qui fatte ha sottolineato la fattiva collaborazione con l’Asl, con il Cesvot e il lavoro di rete con l’Auser con il quale nel 2015 era stato fatto un Convegno per sensibilizzare il territorio. Lucia Mancino Responsabile del Serd, ha reso noto che il progetto sperimentale livornese ha preso in carico 190 pazienti di età media intorno ai 50 anni, con una durata della dipendenza piuttosto lunga, di questi il 39 per cento è soggetto ad una terapia psicofarmacologica e il 30 per cento hanno commesso reati contro il patrimonio. In conclusione con il trattamento le persone sicuramente giocano meno, il risultato migliore avviene tra i 13 e i 24 mesi e il 66,7 per cento arriva a non giocare più. Al termine sono state rese note alcune esperienze delle realtà territoriali, Emiliano Contini della San Benedetto ha evidenziato il metodo delle risposte personalizzate, il valore dell’accoglienza, e i vantaggi con l’ottimizzazione dei costi e delle risorse. Olivia Della Vista ha invece sottolineato la validità dei programmi semiresidenziali e l’importanza dello staff. Infine l’A.M.A. , l’Associazione di Mutuo Aiuto di Macerata condotta dal dottor Lampa ha messo in risalto che il loro gruppo è condotto da facilitatori e da ex giocatori, il gruppo è formato da 24 uomini e 2 donne, e sempre -ha detto- “la realtà si può cambiare prendendoci cura delle persone”. Simona Bianchi ha concluso i lavori annunciando che il prossimo Convegno nazionale si terrà a Lecce.