Vai a…

Costa Ovestsu Google+Costa Ovest on YouTubeCosta Ovest on LinkedInCosta Ovest on TumblrRSS Feed

28 Marzo 2024

Soft robotica: interviste a Marcello Calisti e Giacomo Picardi


(Ruggero Morelli) Livorno, 14 maggio 2018. Durante i giorni della Conferenza mondiale sulla Soft Robotica – www.robosoft2018.org, che si è tenuta a Livorno in aprile, abbiamo incontrato Marcello Calisti.
L’ing.Calisti marcello.calisti@santannapisa.it – , ricercatore del gruppo della prof.Cecilia Laschi, aveva il compito di seguire le dimostrazioni dei vari gruppi che hanno partecipato alla gara dei prototipi nella bella sala dei bagni Pancaldi. Gli ho rivolto qualche domanda per offrire indicazioni utili anche ai molti ragazzi di età tra i 10 ed i 15 anni presenti per la prima volta a questo genere di iniziative.
Tu sei un ingegnere meccanico; qual è la tua attuale specializzazione?
r.- Ho la laurea triennale in ingegneria meccanica, e laurea specialistica (attualmente magistrale) conseguita a Firenze in ingegneria Biomedica. Qui ho lavorato molto in computer vision e programmazione.Il passo successivo per me è stato il dottorato in BioRobotica: anche se il percorso sembra un po’ articolato, la biorobotica ha coniugato perfettamente le conoscenze in meccanica con gli studi successivi in biologia e informatica.
Quale ruolo all’interno dell’istituto di biorobotica?
r.- In questo momento sono Ricercatore a tempo determinato, equivalente al ruolo di Assistant Professor nella comunità internazionale. Partecipo a progetti di ricerca in collaborazione con altri professori, così come gestisco ricerche indipendenti, sia in ambito nazionale che internazionale.
Quali prospettive al termine della fase di ricercatore?
r.- Per rimanere nel mondo accademico, il percorso in Italia prevede la partecipazione ad altri concorsi, oppure a selezioni in altri paesi. La natura delle nostre ricerche, cui seguono applicazioni, permette anche sbocchi alternativi all’accademia, per esempio con la fondazione di aziende spin-off, prodotto o sviluppo vantaggioso, derivante in modo imprevisto da un’azione o da una ricerca. Il cuore per le fasi successive è fare ricerca e insegnamento di alta qualità.
Quali ricerche hai presentato di recente alla sede italiana della National Geographich?
r.- Ho presentato un progetto per un robot marino, di nuova concezione, che usa un metodo alternativo rispetto ai veicoli esistenti: invece di nuotare e poi rimanere sospeso a distanza dal fondale, usa le gambe per muoversi agilmente su rocce o altri fondali come farebbe un granchio.
Le applicazioni abbracciano tutto lo spettro dei ricercatori della National Geographic Society, cioè archeologi, biologi, fotografi, geologi, etc. C’è stato molto interesse relativo all’utilizzo del robot.
Ora ci aspettiamo di iniziare ad usare il robot per la cura del mare, oltre che per la sua esplorazione, e stiamo lavorando per creare un granchio “spazzino”, tale quindi che che possa prendersi cura del fondale ma anche informare in maniera puntuale su questi problemi(ad esempio le plastiche. ndr).
Sappiamo che una azienda come Comau ha posto una sua sede secondaria dentro gli spazzi dell’istituto a Pontedera.
Quali sbocchi industriali ci sono stati dopo le vostre ricerche nel campo biomedicale?
r.- Molti sono rivolti alla chirurgia robotica, alla diagnosi non invasiva (es: gastro e colonscopie), alla riabilitazione, o alla cura degli anziani, solo per citarne alcuni.
Altre applicazioni sono rimaste nella fase di idea/concetto, e attualmente ne stanno analizzando la fattibilità industriale, mentre altre aziende sono già sul mercato con i loro prodotti.

Ho passato due ore con l’ingegner Giacomo Picardi nel laboratorio di biorobotica dello Scoglio della Regina. Abbiamo letto sul Corriere le varie tracce ed in particolare la nota ‘’ Androidi e robot – Nuove tecnologie e lavoro‘’, scelta da più un terzo dei cinquecentomila ragazzi maturandi.
Picardi, lavora oggi ad un progetto sulla locomozione sott’acqua – dice underwater perché infatti si parla solo inglese nel mondo della ricerca – e pensare che quando terminò il liceo all’Enriques desiderava iscriversi alla facoltà di filosofia. Poi decise per ingegneria informatica ed ha terminato con una tesi su l’autopilota di elicotteri, la facoltà di robotica e automazione.
Lo spunto venne da una settimana passata al laboratorio dello Scoglio nell’anno 2009 mentre frequentava la 4° liceo, grazie ad un progetto del ministero. Fu anche grazie ad una ricercatrice – allora dottoranda come Giacomo lo è oggi – che ricorda con nostalgia mentre mi dice che attualmente insegna e lavora in un importante centro di ricerche a Londra.
Accanto a Giacomo Picardi c’è un ragazzo che frequenta il liceo scientifico al quale oggi fa da tutor : la storia si ripete con qualche speranza per il futuro. La robotica e la soft-robotica stanno entrando nella nostra vita quotidiana per migliorarne la qualità e la salute. Tra le foto appese alle pareti troneggia il polpo-octopus. https://www.google.it/search?q=octopus+sant%27anna&client
Durante lo stage del 2009 Giacomo Picardi eseguiva le prove per misurare la forza delle gambe del polpo negli spostamenti, e poi ha assistito alla istallazione di un piccolo motore che guidava con una bobina il filo per far muovere la gamba di silicone, creata in laboratorio, in modo simile al polpo reale.
Il piccolo acquario è ancora al centro della grande stanza , quasi affogata di tavoli, pc e prototipi di piccoli e morbidi robot. Si avvicina al suo pc e trova il link dell’articolo che descrive la ricerca alla quale sta lavorando:‘https://www.santannapisa.it/it/news/soft-robotics-verso-nuova-generazione-di-automi-soffici-grado-di-muoversi-ispirandosi-principi.
Nel paper “Fundamentals of soft robot locomotion”, pubblicato sulla rivista Journal of the Royal Society Interface, il team di ricerca dell’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna formato da Marcello Calisti, Cecilia Laschi e Giacomo Picardi, presenta i principi fondamentali di più di dieci forme di locomozione impiegate in biologia da animali come bruchi, polpi, pesci, uccelli e meduse.’’
Tiene subito a precisare con parole puntuali che l’idea originaria è nata da Calisti e Laschi
Gli chiedo lo scopo del lavoro che sta facendo sotto la direzione della professoressa Cecilia Laschi. ‘’Stiamo imparando a fare ricerca per conseguire fra tre anni il titolo di dottore in Biorobotica. Al concorso indetto dalla Scuola Sant’Anna e lo Iit di Genova, dei circa 60 partecipanti provenienti da tutto il mondo, siamo stati ammessi in diciotto. Al termine avremo appreso il metodo più avanzato della ricerca, dovremo essere in grado di creare nuova conoscenza scientifica. Tutte cose che il corso universitario non offre.’’
A che cosa serve un robot con gambe underwater’’?
‘Si muove su gambe e poggia sul fondo dove può camminare saltellando – mi mostra un video – e quindi compie operazioni senza essere spostato dalle onde; può esaminare l’inquinamento del suolo sottomarino, fare opere di manutenzione di scafi di barche, e così via in una varietà direi sconfinata..’.
Vista la coincidenza torniamo alla traccia dell’esame :’’la possibilità che i sistemi robotizzati automatizzino completamente i mezzi di produzione, rendendo così superfluo l’intervento dell’uomo e forse acutizzando la disoccupazione e la crisi economica. Compito dello studente sarà quello di domandarsi: come affrontare questo inevitabile cambiamento?…’
Un argomento che la Scuola Sant’Anna ha ben presente e torna in ogni seminario pubblico.
Picardi cita il professor Paolo Dario che addirittura “ha inventato la parola ‘roboetica’ per sottolineare l’attenzione costante dei ricercatori- progettisti al problema della occupazione. Peraltro sin dalla rivoluzione industriale 1 – oggi siamo alla 4 si parla già della 5 – gli uomini tentarono di distruggere le macchine, ma la stampa, i trattori, la elettricità, l’informatica non si sono arrestate; spetta all’uomo governare i processi che ne derivano.’’
Sopra uno dei tavoli c’è una copia del giornale il Tirreno aperto alla pagina con la foto del Sindaco e del presidente del Lions club che premiano, Capperuccio 2017, il professor Paolo Dario.
Mi viene in mente che anche Irene Tinagli, scienziata dell’economia, di Empoli, si è molto preoccupata del fenomeno ed ha presentato al governo una motivata risoluzione su ‘’Occupazione e nuove tecnologie’’. Lascio a Picardi gli estremi perché la possa ritrovare e leggere; fa parte del suo lavoro a pieno titolo:’www.irenetinagli.it’ ed aggiungo che il 3 maggio scorso la commissione lavoro della Camera l’ha approvata dopo un lungo dibattito. Usciamo dal laboratorio che si affaccia sulla piazzetta intitolata all’ammiraglio Raimondo Pollastrini, e camminiamo fin sotto la statua bronzea di Chia. Nuovo appuntamento a quando presenterà il robot che cammina sott’acqua. ruggeromorelli@libero.it