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19 Marzo 2024

Il maestro Giovanni Di Stefano (foto fornita dal Teatro Goldoni)

Una maestosa requiem di Mozart ha concluso la giornata in memoria delle vittime del Moby Prince


(Angela Simini) Livorno, 11 aprile 2021 – L’imponente esecuzione della maestosa “Requiem Kv626” di W.A.Mozart al Teatro Goldoni ha concluso splendidamente la giornata organizzata dal Comune in collaborazione con la Fondazione del Teatro, con l’Associazione “140 Familiari delle Vittime del Moby Prince” e col supporto del Lions Club Livorno Host , in memoria della tragedia consumatasi in un terribile rogo nel porto di Livorno il 10 aprile del 1991. La commozione per l’evento, aggravata dal fatto che ancora non si è fatta chiarezza e resa giustizia ai familiari delle vittime, è sfociata in un crescendo di manifestazioni delle quali il Requiem costituisce il culmine artistico. Merita inoltre un’attenzione particolare ed un significativo plauso, non solo per la bravura delle due compagini orchestrale e corale, ma perché bisogna riconoscere alla Fondazione Goldoni ( col teatro chiuso e in assenza di pubblico ) il merito di essersi prodigata al massimo per offrire al pubblico livornese spettacoli appositamente allestiti e trasmessi in diretta, postati su you tube, nonché offerti in visione anche da Granducato.

Ha aperto l’incontro il Sindaco Luca Salvetti, che ha consegnato la Livornina d’oro alla Associazione “140 Familiari delle Vittime del Moby Prince” apprezzando il costante impegno profuso dai parenti che, durante trenta lunghi anni di sconfitte e di scoraggiamento, non si sono mai arresi perseverando nella richiesta di giustizia .

“Il Teatro Goldoni è #141 – afferma il Direttore amministrativo del Goldoni Mario Menicagli – e con il Direttore artistico Emanuele Gamba siamo onorati che dal Teatro della città si levi un così alto messaggio di vicinanza e solidarietà che riguarda tutti ed un abbraccio a chi fu così duramente colpito negli affetti e sentimenti”

Mario Menicagli, direttore amministrativo del Teatro, violinista e direttore d’orchestra, che ha presentato la serata, sotto il profilo artistico, gli interpreti e gli esecutori, ha premesso: “Il Requiem in re minore per soli, coro ed orchestra K626 di Wolfgang Amadeus Mozart è uno dei più grandi capolavori del musicista salisburghese, uno dei più eseguiti, rimasto però incompiuto. La tradizione vuole che il 5 dicembre 1791, data della sua morte, l’ autore ne dettasse le parti sul letto di morte. Oggi sappiamo che la sua creazione, iniziata solo pochi mesi prima, non era avvolta in tutto quel mistero di cui, soprattutto in epoca romantica, si era ammantata, invece sono stati identificati sia chi gli dette l’incarico di questa Messa funebre, il conte Franz Walsegg zu Stuppach, sia chi ne portò a compimento la composizione su incarico della stessa moglie di Mozart Costanze, cioè l’allievo di Mozart Francesco Saverio Süssmayer. Mozart stese la partitura completa della parte iniziale, le parti vocali e buona parte della parte strumentale, resta comunque di fatto che il Requiem ha una partitura grandiosa che si impone all’ ascoltatore fin dalle prime note”.

Quindi Menicagli ha annunciato che l’Orchestra del Teatro Goldoni è al suo debutto, guidata dal Maestro Giovanni Di Stefano, nome che vanta al suo attivo la direzione di 60 opere, esecuzioni moderne e recuperi di autori del Sette e Ottocento, in teatri prestigiosi : San Carlo di Napoli, il Massimo di Palermo, il Verdi di Trieste, il Carlo Felice di Genova, il Petruzzelli di Bari, il Filarmonico di Verona, il Festival di Spoleto e in numerosi teatri di tradizione (Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Modena, Ravenna, Lucca, Pisa, Livorno, Como, Bergamo, Brescia, Cremona, Pavia, Rovigo), collaborando con grandi interpreti. Piccola o grande perla, è stato anche assistente del compianto Maestro Massimo De Bernart e assistente di Giannandrea Gavazzeni, i due musicisti che hanno dato a Pietro Mascagni la giusta collocazione all’interno del Novecento.

Sul palco 28 strumentisti hanno suonato e interagito sia con le parti soliste: il soprano Francesca Maionchi, il mezzosoprano Cecilia Bernini, il tenore Gianni Mongiardino ed il basso Paolo Pecchioli , sia col coro, costituito da ben 52 elementi della Schola Cantorum Labronica , preparata dal Maestro Maurizio Preziosi. Un complesso imponente dunque che si è misurato con una partitura complessa, con una realtà nuova, indossando le mascherine (certamente di non poco impiccio) e che, nonostante i disagi, ha dato il massimo: un grande concertato di livello alto e di intenso pathos. Un banco di prova in cui i volumi delle masse orchestrali e corali sono risultati dosati, bilanciati e potenti, ma anche pieni di coloriture. Belle le voci dei solisti, intonate perfettamente, intense, duttili negli acuti, nei toni caldi e suadenti.

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