Unità d’azione comunista, a Livorno si vuole una Sinistra di classe forte e coesa
11 Ottobre 2021
(Marco Ceccarini) Livorno, 11 ottobre 2021 – La città di Livorno, che esattamente un secolo fa vide nascere il Partito comunista d’Italia, sezione italiana della Terza internazionale, da cui è poi originato il Partito comunista italiano sciolto trent’anni fa, ha tenuto a battesimo sabato scorso, 9 ottobre, un progetto che potrebbe diventare un originale laboratorio politico in Italia.
La federazione livornese del ricostituito Pci e la federazione comunista Ilio Barontini, nel corso di una partecipata assemblea pubblica svoltasi al circolo Arci La Rosa, hanno infatti presentato la piattaforma Unità d’azione comunista. I segretari dei due gruppi politici, Luigi Moggia del Pci e Lenny Bottai della sezione Barontini, hanno illustrato i contenuti della proposta a un pubblico numeroso e soprattutto giovane.
La platea non è mai scesa sotto le cinquanta o sessanta persone, sfiorando le ottanta presenze nei momenti più salienti, quando non solo Moggia e Bottai, ma anche Lorenzo Cosimi del Pci e Simone Mazzantini della Barontini, nel corso del dibattito coordinato da Aldo Galeazzi, hanno spiegato i presupposti e l’intento di Unità d’azione.
I due soggetti, secondo quanto emerso, hanno deciso di unire le forze in un programma locale di lotta volto a cambiare i rapporti di forza in città. Esso, è stato detto, è il risultato della volontà di individuare dei punti di incontro. E’ un approdo che, per quanto riguarda la federazione livornese del Partito comunista di Marco Rizzo, ossia la Barontini, ha significato allontanarsi dalla linea del partito, anche se ciò è avvenuto senza particolari rotture, perché la dinamica di unire le forze veniva ostacolata dal gruppo dirigente nazionale. Problematiche che, invece, non sembra abbiano incontrato gli esponenti livornesi del Pci.
“Abbiamo ascoltato le voci dei lavoratori, delle persone che lamentano divisioni, confusione, che non capiscono perché i partiti comunisti debbono sempre essere divisi ed abbiamo iniziato una riflessione per avviare un percorso comune di lotta”, ha affermato il segretario della Barontini, Lenny Bottai, che poi ha precisato: “Questo percorso non è elettoralistico, essendo al momento molto lontani dalle amministrative. Per noi è valso abbandonare il Partito comunista, ruoli anche importanti a livello nazionale, che però non avrebbero permesso questa esperienza. Speriamo di lanciare un segnale importante. Questa scelta a Livorno ha il suo perché. Noi l’abbiamo fatta per la città e perché non ci interessa anteporre le guerre di bottega al concreto agire politico su Livorno, dove i numeri indicano che abbiamo entrambi un ruolo non marginale”.
Anche il segretario del Pci, Luigi Moggia, si è detto soddisfatto dell’iniziativa intrapresa ed è convinto, secondo quanto affermato, che “la contaminazione porta ricchezza” e che “per la città questa iniziativa può dare buoni frutti”. Ha spiegato Moggia: “Abbiamo tracciato un percorso di iniziative e di lotte da seguire assieme guardando alla grande maggioranza dei punti che condividiamo, sempre nel rispetto delle reciproche soggettività”. E ancora: “Il lavoro è al centro della nostra iniziativa. La grande partecipazione di uomini e donne è molto incoraggiante. Tutto però sarà misurato strada facendo. Nostro scopo è dar voce a una Sinistra di classe che a Livorno ha la sua storia e la sua importanza”.
Significativo è l’acronimo Classe, derivato dalle prime lettere delle parole “casa, lavoro, scuola, sanità ed egemonia culturale”, che compare nel simbolo, dove accanto ad esso vi sono la falce e il martello inseriti dentro un pentagono amaranto.
I punti su cui Unità d’azione comunista intende lavorare, come è stato detto durante il confronto, sottendono una visione lontana sia dalla Destra che della Sinistra liberista, componenti che i comunisti del Pci e della Barontini intendono simili nell’essenza e “poli speculari da combattere e dai quali rimanere distanti, per una realtà che guardi in faccia i problemi delle classi popolari senza tabù e senza ipocrisie”.
Il problema, in quest’ottica, è chiaramente di egemonia culturale. Una forza politica, per essere efficace, deve avere la capacità di far comprendere e condividere il proprio progetto e la propria idea di società a una porzione rilevante della popolazione, altrimenti non può avere futuro. Di questo i promotori di Unità d’azione comunista sono consapevoli. Livorno, in questo senso, può caratterizzarsi come il laboratorio ideale per una sperimentazione del genere.
Nel corso dell’iniziativa, grazie anche agli interventi del pubblico, non si è parlato, però, solo di elaborazioni teoriche, ma anche dei maggiori problemi che affliggono la società, quindi anche la comunità livornese.
L’immigrazione, secondo quanto emerso, è vista come un “problema creato dal capitalismo” e “dalle politiche imperialiste e neo-colonialiste” e pertanto è “da risolvere con scelte diverse da quelle adottate nei Paesi interessati”. Con tutto ciò, è stato precisato, “di fronte a fatti di cronaca come quelli accaduti di recente in via Buontalenti occorrono prese di posizione dure, chiare, quelle che mancano alla Sinistra di governo, che così facendo lascia spazio alla Destra populista allontanandosi dalle persone che vivono le contraddizioni e le situazioni più pesanti nelle periferie”.
In merito ai meccanismi sociali che fanno sorgere “zone d’ombra nelle città”, zone abitate da fasce di popolazione che possono diventare manovalanza della malavita e della criminalità organizzata, la nuova Unità d’azione comunista rivendica il diritto a svolgere e quindi a proporre una propria analisi sociale.
“Fare politica significa trasformare la società, cambiare le condizioni sociali ed economiche che portano alla creazione di zone d’ombra nelle città”, è stato detto a La Rosa. “Con tutto ciò, anche se occorre prendere le distanze dalla ghettizzazione e dai preconcetti, la cronaca non deve mai essere strumento di propaganda, così come l’analisi della violenza sociale non deve giustificare, mai, fatti come quelli di via Buontalenti”.
Per quanto riguarda i diritti civili, a partire dalla libertà sessuale e dalla parità di genere, definiti “diritti molto importanti”, la piattaforma Unità d’azione comunista ha espresso il concetto che la questione dei diritti civili, oggi spesso usata dalla Sinistra liberista, non può essere disgiunta dai diritti sociali ed economici, frantumati negli ultimi decenni proprio dalla stessa Sinistra liberista e di governo.
Secondo i comunisti, infatti, dalle politiche neoliberiste sono svantaggiati “tutti coloro che hanno subito e subiscono queste politiche, indipendentemente dall’orientamento sessuale” perché “all’interno delle lotte interclassiste, come quelle arcobaleno e per la parità di genere, se non prevale la logica di classe, a farne le spese sono sempre gli appartenenti ai ceti popolari di qualsiasi categoria, i quali, se privati dei diritti elementari per costruire una vita dignitosa, hanno residue possibilità di godere del progressismo promosso dal capitalismo”.
Da segnalare, tra i molti interventi del pubblico, quelli della giovane Benedetta De Vanni della federazione Barontini, che ha parlato dei problemi degli studenti e del difficile inserimento di questi nel mondo del lavoro, così come quello di Antonio Caprai del Pci, ricercatore in congedo, impegnato da molti anni nella cooperazione internazionale, che si è soffermato sulla Cina e sulla Corea del Nord.
Sempre da parte del pubblico, inoltre, non sono mancati spunti di riflessione sulla politica internazionale, sui rapporti tra l’Europa e gli Stati Uniti, sulle risposte date da Cuba alla lotta al Covid-19 nonostante un embargo che dura ormai da sessant’anni e sulle ingerenze nordamericane in America del Sud e contro il legittimo governo del Venezuela.
“Livorno sembra lanciare un messaggio al resto d’Italia, dove i partiti comunisti si moltiplicano fino all’inverosimile, perché qui i comunisti si mettono a discutere insieme sul da farsi”, è stato detto a conclusione del dibattito. “Unità d’azione comunista presenta un programma ortodosso ed iniziative tese a rimettere la sinistra di classe al centro della politica cittadina e Livorno al centro del dibattito politico nazionale”.
“La piattaforma che avviamo oggi”, hanno concluso Bottai e Moggia, “è aperta a chiunque, singolo o gruppo organizzato, si senta pronto a partecipare al dibattito che proponiamo per contribuire alla crescita della Sinistra di classe in Italia”.
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