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19 Aprile 2024

Virzì premiato col Pegaso d’Oro: “Chiude il cerchio della mia sfida un po’ folle”


(Luigi Teodori) Firenze, 27 novembre 2019 – La Regione Toscana ha assegnato quest’oggi, mercoledì 27 novembre, il Pegaso d’Oro, il suo massimo riconoscimento, al regista livornese Paolo Virzì, autore tra gli altri di film-capolavoro come “Ovosodo”, “La bella vita”, “La prima cosa bella”, “Il capitale umano”, “Ella & John”.

“E’ un premio bellissimo, per me importante, perché viene dalla Toscana, dalla mia gente. E’ la risposta a quella promessa fatta a me stesso sul treno che mi portava  a Roma”, ha detto Virzì ricevendo il premio dalle mani del presidente della Regione, Enrico Rossi. “Io vi racconterò. Oggi voi mi dite grazie, ma sono io a ringraziare voi”.

Ne è passato di tempo da quando Virzì, al cinema Quattro Mori, presentò “Paso Doble”, sua opera prima, fatta più o meno quando maturò l’idea di andare a Roma. Esploso con “Ovosodo”, Virzì è stato capace, in tutti questi anni, che sono ormai più di trenta, di raccontare Livorno e la Toscana come ben pochi, sinceramente, hanno saputo fare prima di lui.

“E’ come se questo premio chiudesse il cerchio di quella sfida un po’ folle che avevo fatto a 21 anni andandomene da Livorno”, ha aggiunto, un po’ emozionato, il regista nato e cresciuto nel rione popolare delle Sorgenti. “Avevo il desiderio di raccontare il dolore, la sofferenza della mia gente. E nel farlo ho portato con me quegli strumenti che sento di poter condividere con la gente di Toscana, dall’ironia all’irriverenza, con lo sguardo posato sulle cose che mi circondano e con il gusto della burla anche di fronte agli eventi più drammatici”.

Il Pegaso d’Oro è un riconoscimento istituito dalla Regione nel 1993 per segnalare al pubblico encomio cittadini italiani o di altri Paesi che hanno reso un servizio alla comunità nazionale ed internazionale attraverso la loro opera in campo culturale, politico, filantropico e del rispetto dei diritti umani. Il premio consiste in una riproduzione del cavallo alato Pegaso, simbolo della Toscana.

Nel corso degli anni il Pegaso è stato attribuito a Paolo e Vittorio Taviani, Kosrat Rasul Ali, don Luigi Ciotti, Luis Sepùlveda, Ingrid Betàncourt, Aung San Suu Kyi, Cindy Sheehan, Margherita Hack, Roberto Benigni, Giacomo Becattini, Abdoulaye Wade, Silvano Piovanelli, Piero Farulli, Muhammad Yunus, Eugenio Garin, Jasser Arafat, Jerzy Grotowski, Mario Luzi, Jacques Delors, Mikhail Gorbaciov, alla memoria di Yitzhak Rabin e alla fondazione Kennedy.

Virzì ha poi ricordato come quella Livorno che aveva lasciato sia poi tornata come protagonista dei suoi film delle storie che nascevano da vite  di operai o di persone emarginate, da storie umane spesso drammatiche nelle quali però non è mai mancata la nota di ironia. A uno studente che gli ha chiesto se ha mai pensato di uscire dal genere della commedia ha risposto così: “Se si racconta una storia tristissima e la sia si chiama commedia, è un vittoria: vuol dire che sei riuscito a rendere una cosa straziante in una forma che risulta digeribile”.

L’ultimo suo pensiero di stamani il regista lo ha rivolto al futuro, a un futuro in cui i grandi temi come ambiente, grandi migrazioni non sono locali ma globali e in cui anche chi fa cinema dovrà sempre più adeguarsi. “Il cinema del futuro sarà internazionale – ha detto – il cineasta del futuro sarà quello che saprà raccontare il mondo nuovo”.

Le motivazioni del presidente Enrico Rossi per l’assegnazione del Pegaso d’Oro della Regione Toscana a Paolo Virzì

“Con la sua opera Paolo Virzì ha creato un cinema universale, capace di arrivare al pubblico nella sua interezza, per chiamarlo a riflettere su questioni sociali in una chiave critica e contemporanea. Muovendo dai margini e dal quotidiano, i suoi film raccontano e ritraggono con grande intensità e realismo la condizione umana.

La Toscana nel suo cinema e nella sua letteratura non è solo paesaggio o carattere, ma sostanza sociale, lingua e vita. Nella scelta delle storie, dei personaggi e dei dialoghi, il lavoro e la sofferenza sono due delle dominanti attraverso cui l’autore indaga e narra i rapporti tra gli individui, aderendo alle pieghe del nostro tempo. Da queste direttrici deriva una costellazione di connessioni morali e sociali che ci aiutano a riconoscere esperienze estreme che ci appartengono: la malattia e la cura, lo sfruttamento e il riscatto, l’avidità e la solidarietà, la precarietà, la solitudine e la dignità.

Nel cinema di Paolo Virzì ritroviamo le voci dell’Italia di oggi, i suoi conflitti e le sue speranze. Grazie al suo talento e alla sua sensibilità lo spettatore riesce a identificarsi e a prendere posizione”.