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14 Ottobre 2024

Convegno Csi, lo sport possibile e il futuro nella riforma


Assisi, 19 dicembre – Società sportive lucrative, riforma del Terzo Settore, lavoro sportivo, passione educativa. Questi gli ingredienti della tavola rotonda “S Factor: alla ricerca dello sport possibile, tra territorio, istituzioni e promozione sociale”, proposta dal Centro Sportivo Italiano, in apertura del suo Meeting di Assisi, tradizionale incontro per i dirigenti sportivi.
Al dibattito, aperto ai responsabili in ambito sportivo delle forze politiche candidate a governare il Paese, hanno partecipato, Gabriele Toccafondi (Alternativa Popolare), Sottosegretario di Stato al Miur, l’on. Filippo Fossati, responsabile Sport Movimento Democratico e Progressista; l’on. Giancarlo Giorgetti, responsabile Sport e Associazionismo Lega Nord; l’on.Daniela Sbrollini, responsabile Dipartimento Sport Partito Democratico; l’on. Simone Valente, responsabile Sport Movimento 5 Stelle; l’on. Bruno Molea, vicepresidente Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati e il dott. Roberto Pella, vicepresidente vicario Anci, delegato Sport e Politiche giovanili.
A dialogare con loro il presidente del Csi, Vittorio Bosio, che ha concluso una mattinata “di speranza per lo sport italiano” chiedendo ai rappresentanti dei partiti “che nei programmi elettorali ci sia un passaggio su una riforma dello sport dilettantistico, riconoscendone il valore sociale che esprime in tutto il territorio, specie per le piccole società, anche parrocchiali. Avremo un futuro, se sapremo riconoscere l’impegno del volontariato vero e ci siano norme chiare a tutela delle piccole società. Lo Stato e il Coni devono preoccuparsi di dare copertura a centinaia di volontari che si assumono personalmente responsabilità fiscali e di tipo infortunistico. Migliaia di persone che fanno un grande servizio alle comunità. Volontariato e professionalità, motivazioni, lavoro e responsabilità debbono andare a braccetto. Occorre un Ministero dello Sport che faccia crescere una visione culturale dello sport, interministeriale e parlamentare, volta a costruzione di una nazione sportiva. Lo abbiamo chiamato S Factor: lo sport come fattore essenziale nella vita delle persone e delle comunità. Ma quale sport: per declinarlo occorre chiarezza, definire chi fa cosa, non escludendo ma includendo.
Al di là delle diverse posizioni sulla Asd lucrativa, alla vigilia della manovra finanziaria per il 2018 e della prossima tornata elettorale il comune interesse è la necessità di avere un sistema sportivo con competenze chiare, in cui il Coni, le Federazioni, gli Enti di Promozione Sportiva, l’associazionismo di base e l’impresa sportiva lavorino insieme, per non lasciare fuori nessuno e per fare crescere cultura ed esperienze e quindi dare un’opportunità di lavoro e responsabilità in particolare ai giovani. Il Csi da Assisi 2017 vuole prendersi la responsabilità di guidare questo dialogo trasversale e fare crescere così la consapevolezza di una nazione sportiva a misura di tutti.
Hanno detto. Filippo Fossati: “La legge di bilancio ha determinato questo nuovo soggetto, della società lucrativa, una novità sbagliata e pericolosa, che spero si possa evitare nel confronto parlamentare. Al mondo dilettantistico non serve chi intende fare soldi, divenendo padrone di una società sportiva. E’ un mondo di volontari che fa attività sociale. Bisogna aiutare chi gestisce impianti, ma in questo modo è pura follia”.
Giancarlo Giorgetti: “Importante confronto quello messo su oggi dal Csi, mai verificatosi con lo sport di base e con chi è alle prese con i problemi di chi fa sport nel Paese quotidianamente. Tema di attualità l’Associazione sportiva con scopo di lucro: una follia perché l’associazionismo deve essere protetto, quando ha basi volontaristiche, mentre chi vuole guadagnare sullo sport è giusto che faccia società lucrative, ma che ci paghi le imposte”.
Bruno Molea: “I volontari svolgono un ruolo importantissimo nel nostro ambito sportivo. La causa principale della mancanza di una legge quadro dello sport, è stata la mancanza, nei vari governi, di un Ministero dello sport. Manca una legge quadro che definisca chiaramente chi fa che cosa, perché lo fa e come lo fa. Non dimentichiamo mai che la promozione sportiva di base ha come principale obiettivo quello di coinvolgere i ragazzi in un percorso educativo. Ad oggi non ci sono le condizioni oggettive perché il Coni si occupi di tutto lo sport; è necessario dare il giusto riconoscimento agli enti di promozione sportiva per il ruolo sociale ed educativo che svolgono nello sport”.
Roberto Pella: “I sindaci e i presidenti delle associazioni sportive sono i veri interlocutori dei cittadini, di coloro che fanno attività sportiva. Abbiamo chiesto al Governo di dare spazio e risorse ai Comuni in modo di poter rispondere alle esigenze territoriali, favorendo così lo sviluppo dello sport in sinergia con chi lo fa, come il Csi, con passione e tenacia. Occorrono risorse certe. Risorse per gli impianti e leggi di sicurezza per offrire servizi al cittadino. Mi aspetto dal Parlamento chiarezza e che nei programmi elettorali ci sia lo sport, tradotto in: salute benessere, aggregazione, e creazione di piccole comunità”.
Daniela Sbrollini: “Lo Stato deve fare una riforma dello sport dilettantistico. Abbiamo bisogno di un Governo che investa nello sport dilettantistico perché lo sport deve essere un diritto per tutti, un diritto di cittadinanza. Quando dico che il governo deve occuparsi dello sport di base, intendo che si deve occupare di prevenzione, di combattere le dipendenze perché ricordo che il 35% degli italiani non può accedere allo sport. Io voglio lavorare insieme sulle buone pratiche. Molte regioni lo fanno già quindi bisogna trovare un modo di lavorare insieme: serve il confronto, serve un fondo permanente di investimento”.
Gabriele Toccafondi: “Per anni abbiamo tenuto distinte e distanti la scuola dallo sport. Abbiamo invertito la rotta perché abbiamo invertito il dialogo tra l’insegnante (educatore) ed allenatore, due facce della stessa medaglia. L’educazione concepita con tre agenzie educative: famiglia, scuola e sport. Bisogna credere nello sport come soggetto educativo, cambiando la cultura. Maestri riscoprano la cultura della crescita. L’italiano medio non conosce cosa realmente fa lo sport. Il Miur chiede al Csi di proseguire in questa collaborazione. Ci siamo sempre trovati bene, perché abbiamo la stessa matrice che parte dalla persona”.
Simone Valente: “Spesso siamo tutti d’accordo, quando si votano le norme si cambia. Occorre partire dello sport di base ed iniziare a fare gli interesse di questo mondo. Promozione sociale è promozione dello sport, non del profitto. Il Csi è un portatore di interesse, interlocutore importante, con cui dialogare negli anni in cui intendiamo governare. Non abbiamo la presunzione di cambiare tutto, ma abbiamo idee innovative. Vogliamo ragionare a lungo termine e non navigare a vista”.