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14 Dicembre 2024

Adozioni a distanza. Intervista con Marco Del Lucchese


(Ruggero Morelli) Livorno, 26 luglio. Marco Del Lucchese è responsabile della associazione Faggio Vallombrosano per le adozioni a distanza con sede a Montenero. Nato a Piombino nel 1958. Laurea in Ingegneria Nucleare, dal 1986 con 110 alla facoltà d’Ingegneria dell’Università di Pisa. Esperto in fisica della radioprotezione. Ha lavorato come esperto nelle maggiori centrali nucleari d’Italia e all’estero.
L’ho incontrato in un caldo pomeriggio di luglio. Gli ho chiesto di rispondere a varie domande perché è di molti il desiderio di sapere di più di queste associazioni. Sono molte e spesso non sappiamo se il nostro impegno va a buon fine e come.
L’associazione che ha sede a Montenero fa parte di una più grande organizzazione?
r.- No, la onlus ha sede legale a Reggello al monastero di Vallombrosa ma sede operativa qui al Santuario di Montenero.
Perché il nome Faggio Vallombrosano?
r.- Perché l’albero ci ricorda la foresta che circonda Reggello e che richiama la famiglia
Perché padre Rodolfo l’ha creata a Livorno?
r.- perché dopo 40 anni passati nelle favelas brasiliane, al momento di tornare in Italia per anzianità fu assegnato al Santuario di Montenero. Decise di voler continuare a fare qualcosa per i suoi bambini.
Quali sviluppi dopo il 1995 in Livorno?
r.- L’associazione è nata nel 1995. Da quel momento oltre al Brasile ha iniziato a fare adozioni in India, Angola e Honduras. attualmente sosteniamo circa 450 bambini nei 4 paesi.
Siete collegati ad altre che si trovano in Toscana?
r.- No
Quanti sono i soci attualmente?
r.- C’è un consiglio direttivo composto da 5 persone che prestano la loro opera a titolo gratuito e due volte l’anno controllano l’andamento della ONLUS. Ci sono 2 dipendenti part time e circa 30 volontari dai 15 ai 28 anni.
Quali sono le cifre dei vostri bilanci preventivi e consuntivi?
r.- Nel 2016 abbiamo raccolto circa 140.000 euro destinati al sostegno a distanza.
Ci sono solo contatti epistolare tra chi adotta e chi si trova nei paesi dei bambini?
r.- Stiamo iniziando a fare le video chiamate con un centro in India. Incoraggiamo le famiglie ad andare a trovare i bambini direttamente perché è una esperienza che lascia il segno e permette di toccare con mano la realtà in cui vivono.
Vi trovate singolarmente con chi adotta oppure avete incontri ed assemblee dell’associazione?
r.- E’ previsto un incontro annuale il 25 aprile con le famiglie sostenitrici dove facciamo un grande pranzo e mostriamo le foto e i video svolti durante i viaggi all’estero.
Come trovate la collaborazione di alcune operatrici?
r.- Generalmente siamo contattati direttamente dai volontari che vogliono aiutare. Ci trovano tramite la pagina facebook o tramite passaparola.
Per loro inizia un lavoro che può durare nel tempo o sono esperienze limitate ?
r.- Le attività sono tutte di tipo volontario perché non abbiamo fondi per intrattenere collaborazioni retribuite purtroppo.
Vi inserite nel filone che propone di aiutare i popoli in difficoltà nelle loro terre?
r.- Frequentemente quando si parla di immigrazione illegale viene fatto riferimento alla possibilità di “aiutarli a casa loro” tramite programmi di assistenza pubblici o privati.
Dei quattro paesi in cui svolgiamo sostegno a distanza non esistono flussi migratori clandestini degni di nota.
L’opera di assistenza della nostra ONLUS, ispirata dai valori cristiani, è quella di migliorare lentamente le società di questi paesi fornendo una educazione di base ai bambini poveri che permetta loro una vita vissuta con maggiori opportunità.
Ho letto parole di grande intensità per l’Africa nella nota di Eugenio Scalfari nel suo editoriale di domenica scorsa. Che ne pensi?
r.- L’Africa è uno dei continenti dove siamo presenti ma non l’unico. Anche l’India è un sub-continente molto complesso e denso di contraddizioni. I paesi africani a lungo sfruttati dai paesi europei continuano spesso a essere depredati da multinazionali colluse con elite locali corrotte e senza scrupoli.
Avete maturato qualche idea alla luce del fenomeno della migrazione che è divenuto così imponente e rischia di mettere in crisi il nostro tessuto sociale?
r.- Non credo che il flusso migratorio metta in pericolo il nostro tessuto sociale quanto la non gestione dello stesso e la mancanza di una condivisione della problematica con gli altri partner europei.
http://www.adozioniadistanza.it/immagini-dell-associazione/video/ ruggeromorelli@libero.it