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27 Luglio 2024

L'avvocato Gino Andreini (foto tratta dal sito dello studio legale Andreini)

Mazziniano ed amante della musica, il ricordo dell’avvocato gentiluomo Andreini


(Angela Simini) Livorno, 18 maggio 2024 – In città tanti suoi amici e conoscenti non sapevano ancora che era gravemente ammalato, quando la notizia della scomparsa dell’avvocato Gino Alessandro Andreini, avvenuta sabato 11 maggio, si è diffusa lasciando nella costernazione tutti quelli che lo hanno conosciuto, amato e stimato. E sono tanti, perché l’attività di Andreini ha spaziato a largo raggio, dalla sua professione in senso stretto alla passione per la storia, in particolare per il Risorgimento, in cui vedeva attuati e perseguiti i valori più alti di patria, libertà e giustizia. E qui svetta la figura di Giuseppe Mazzini, al cui “pensiero” Andreini ha ispirato la sua vita ed i suoi ideali.

Come Mazzini, in esilio a Londra, ha unito al suo impegno per l’unità dell’Italia e dell’Europa, lo studio e la diffusione della cultura come basi dalle quali può scaturire un popolo nuovo, anche Andreini, con una determinazione senza pari, si è appassionato a tutte le forme di cultura, in particolare alla musica, della cui funzione educativa, come Mazzini, intravedeva la forza di penetrazione in tutti i ceti sociali.

Andreini, nato nel 1943, laureatosi a Bologna nel 1972 ed iscritto all’albo degli avvocati nel 1974, ha partecipato a numerosi processi, tra cui quello del Moby Prince, sempre svolgendo la sua professione di legale (diritto penale e civile) con grande dedizione, anteponendo il dovere al guadagno. Appunto il dovere è stato la sua linea guida, in sintonia con l’insegnamento di Mazzini che parlava di diritti non disgiunti dai doveri, sui quali ultimi la società tende a glissare.

Socio attivo della Associazione Mazziniana, l’11 settembre 2008 incontrò a Palazzo Giustiniani il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, col preciso scopo di consegnargli la Tessera di Socio Onorario e di chiedere che le spoglie di Mazzini venissero deposte in Santa Croce a Firenze insieme a quelle dei Grandi di Italia. Andreini, animo generoso e convinto, di una gentilezza e bontà disarmanti, vero signore d’altri tempi, attuò il suo piano di incremento della cultura e della musica aprendo l’Istituto Rodolfo Del Corona, che ha una storia interessante.

“Dopo la morte del marito, il compositore livornese Rodolfo Del Corona (1900 -1978) allievo prediletto di Pizzetti, la moglie, Itala Balestri, famosa pianista insegnante, venne nel mio studio – ricordava Andreini e proseguiva “ero un giovane avvocato e mi sentii onorato della richiesta che mi fece, mi chiese cioè di fondare una istituzione che ricordasse il marito”. Nacque così l’Istituto musicale Rodolfo Del Corona, che grazie alla dedizione incondizionata dei fondatori, si fece apprezzare e crebbe in proposte e in numero di iscritti. Fu sperimentato, tra l’altro anche l’insegnamento per i bambini che studiavano su piccoli strumenti, piccoli violini e, comunque, si esibivano nei saggi di fine d’anno insieme agli alunni più grandi. Andreini, sempre alla ricerca di miglioramento, offrì alla scuola anche l’opportunità di avere dei seminari, corsi di perfezionamento cioè tenuti da grandi musicisti, primo tra tutti il violinista livornese Marco Fornaciari, che faceva allora la spola tra il Giappone e l’Italia. Nell’Istituto Del Corona di formò anche il Coro Rodofo Del Corona, diretto attualmente dal Maestro Luca Stornello. Ma non è tutto qui. Andreini, instancabile come sempre e fedele al principio mazziniano “pensiero e azione”, ha partecipato alla fondazione del Comitato Livornese per la Promozione dei Valori Risorgimentali e partecipava alla rievocazione delle celebrazioni delle giornate insurrezionali di Livorno del 1848, cadute proprio nei giorni in cui è scomparso.

L’avvocato lega il suo nome ad altre iniziative volte a far crescere la nostra città, dove resteranno famosi i convegni, da lui promossi. con storici di grande elevatura come Denis Mack Smith, Michel Ostene e Salvo Mastellone.

Oltre ai numerosi meriti che gli abbiamo riconosciuti, ne ha avuto uno rarissimo: ha vissuto intimamente ciò in cui credeva, ha partecipato, non appena le sue condizioni di salute glielo permettevano, alle manifestazioni artistiche cittadine, nella piena convinzione che tutte le arti scaturissero da una matrice comune e che tutte contribuissero alla formazione dell’individuo. In questo cammino è stato seguito ed aiutato da una presenza silenziosa e impagabile, la moglie Paola che lo ha accompagnato fino agli ultimi istanti della sua vita.

Il figlio Daniele prosegue la sua attività, che già condivideva nello studio di via Magenta.

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