Navi, uomini e storie: la vita del Cantiere Navale Orlando
29 Dicembre 2017
(Gianni Giovangiacomo) Livorno, 29 dicembre. Presso la libreria “Erasmo” di Via degli Avvalorati, a cura del Circolo “Il Centro”, si è tenuta: “Una chiacchierata sul Cantiere Navale L. Orlando” con la presentazione di un volume scritto da un ex dipendente del Cantiere, Carmelo Triglia, che ha voluto intitolare la sua opera “Cantiere” con il sottotitolo “Navi, uomini e storie”. Enrico Dello Sbarba, direttore del “Centro” ha espresso il proprio compiacimento per la presentazione del libro che ci riporta ad una storia nobile della nostra città, in quanto il Cantiere ha svolto per anni una attività prestigiosa per Livorno. L’architetto Giovanni Cariddi Graziani, che ha avuto alcuni parenti impegnati tra le maestranze del Cantiere, nel compiere l’analisi del volume ha detto che si tratta di “un testo di storia” dotato di una vasta documentazione che ha il pregio di dar voce ad una Livorno operaia, solidale e impegnata. L’autore -ha aggiunto- non ha mai voluto piegarne la storia ai propri fini, ma ha voluto mostrare “l’orgoglio del lavoro”, un lavoro sempre costruito con competenza e fatica. Il Cantiere è stato la dimostrazione di una capacità tecnologica e di una capacità imprenditoriale, quella degli Orlando, tale da metterlo sullo stesso livello dei più famosi cantieri inglesi. Questa capacità era fondata su operai qualificati e alacri che in passato riuscirono a realizzare una nave che diede lustro di sé nella guerra greco-turca. Si può aggiungere -ha concluso Graziani- che il carattere degli abitanti del quartiere del Borgo si è formato dalle esperienze maturate nel Cantiere, compreso quel senso di solidarietà che animava i suoi operai. Ha preso poi la parola l’autore del libro, Carmelo Triglia, che ha subito voluto sottolineare che “Cantiere e città costituiscono un binomio indissolubile”. (nella foto: l’incrociatore de Mayo pronto al varo nel 1929). Ai Bottini dell’Olio -ha continuato- si sta costituendo il Museo Storico di Livorno, è senz’altro un fatto importante e positivo, ma dovrebbe esserci anche un “Museo del mare” per una città che per secoli è vissuta e vive sul mare, ma a questa possibilità non ha pensato nessuno. Triglia ha chiarito di aver salvato moltissimo materiale proveniente dal Cantiere: utensili, attrezzi, libri, fotografie, modellini di navi, molti dei quali sono tuttora conservati in Accademia Navale e presso “l’erede” del Cantiere, l’Azimut Benetti. Un “Museo del mare” potrebbe dunque raccogliere questi ed altri reperti. Lo scopo del mio volume -ha aggiunto- è quello di aver voluto dare “un’anima a tante persone cadute nell’oblio”, ho voluto citarli con nome e cognome per ricordare ai posteri la loro opera. Dal giornale “Il Martello” ho recuperato storie di disagio e di sofferenza ma anche storie di vite intrise di valori solidaristici che ora sono andati perduti. Ho voluto fare memoria di episodi e di persone che con le loro sofferenze hanno illuminato due secoli di storia che non possiamo dimenticare. L’autore ha terminato l’incontro leggendo dal libro un passo di una pubblicazione stampata a Genova, “L’Ansaldino”, dove si parla di un mestiere ormai scomparso, quello del “cianografo”, un riproduttore con il metodo dell’ammoniaca dei disegni delle navi, infine ha letto una pagina del livornese “Il Martello” dove si fa la storia di un operaio che a “undici anni” aveva iniziato a lavorare nel Cantiere come “scalda chiodi”.
(nella foto: da sin. Cariddi Graziani, Enrico Dello Sbarba e Carmelo Triglia)
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