Ora Renzi completi il percorso
4 Maggio 2017
(Gino Fantozzi) – Non ho mai nascosto le mie simpatie per Renzi, per il suo modo anche un po’ sopra le righe di affrontare le questioni e soprattutto per avere avuto il coraggio di mettere i piedi nel piatto, come si dice. Cioè di affrontare e tentare di correggere privilegi e vecchie modalità di gestire la politica e la cosa pubblica, come pure di avere risolto questioni di ordine sociale e di giustizia sociale che hanno visto prima di lui finire miseramente governi di centro sinistra, come quella sulle unioni civili. Ma ho avuto, ed ho ancora alcune perplessità che spero dopo il voto delle primarie, a partire dall’assemblea congressuale questa leadership dovrà risolvere. Penso che Renzi abbia il dovere di completare il suo percorso, senza se e senza ma. Che cosa voglio dire? Che deve uscire da una visione eccessivamente pragmatica dei problemi, anche quando le necessità lo rendono necessario, e dare una sostanza strategica alla sua politica. E’ un’opera di chiarezza alla quale credo non possa sottrarsi, sia nello scenario politico europeo che in quello nazionale. E sono convinto che proprio questa sua indecisione a definire complessivamente la sua strategia sia stata anche alla base di tante critiche (ovviamente mi riferisco a quelle “oneste”) che venivano da chi magari ha scelto la via della scissione.
Definire una strategia significa rendere chiaro il percorso che si vuole imprimere e sul quale sia il partito (nelle primarie interne) che l’elettorato (nelle primarie esterne) ha posto la sua fiducia. Il Partito Democratico ha raggiunto uno stato di evoluzione che richiede un reale affrancamento dalla sinistra estrema, un suo avvicinamento alle idee più aperte e innovative del liberalismo, un complesso critico ed organico al sistema sociale e politico che crea forti ed ingiustificate ineguaglianze e che affronti le tematiche nuove come quella dell’immigrazione con determinatezza ma anche con giustizia. Insomma c’è necessità a mio avviso che apertamente Renzi dichiari il Partito Democratico come un partito Liberal Socialista che faccia dello stato moderno uno stato basato su un welfare più giusto e più equo e sulla necessità delle regole per consentire al mercato di esprimere al meglio le proprie potenzialità anche sociali, su una prospettiva stabile di sviluppo e di occupazione. Solo in questa maniera credo sarebbe possibile riportare il dibattito interno al centro sinistra (ma anche alla sinistra più in generale) su un piano reale, superando schieramenti basati solo sulla “simpatia” o sulla “antipatia”, o ancora sul presunto uomo solo al comando (in quest’ultimo caso è molto curioso poi che si schierino “contro” in particolare gli ex comunisti puri che dimostrano una altrettanto curiosa amnesia di come veniva gestito in tempi andati il partito comunista, ma lasciamo al folklore questa osservazione).
Questo mio richiamo non è un richiamo “ideologico” ma una esortazione che ritengo necessaria per un partito come il Partito Democratico. Un movimento si aggrega su bisogni e richieste, un partito su una visione strategica del futuro della società. E proprio per questo credo che fare chiarezza sia un dovere della leadership che esce dalle primarie. Può darsi in termini di consenso che una simile soluzione spinga all’abbandono una piccola parte del partito che potrebbe andare ad ingrossare l’estrema sinistra. Alla fine dei conti aggregherebbe consapevolmente molti astenuti della politica sconvolti dalla scarsa chiarezza e dalla poca certezza di prospettiva che attualmente non sono in grado di dare tutte le forze in campo nel nostro Paese e che fa emergere una debolezza strutturale che dovrà essere quanto prima colmata se vogliamo una stabilità in grado di sostenere lo sviluppo economico e sociale. Speriamo che si vada verso questa prospettiva, l’Italia ne ha bisogno. fantozzigino@gmail.com
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