Sara Paglini sul Moby Prince: “La Magistratura adesso chiuda il cerchio”
30 Gennaio 2018
Livorno, 30 gennaio – “La commissione d’inchiesta Moby Prince ha lavorato per ottenere risposte su molte domande irrisolte della vicenda. Posso dire con chiarezza che se per alcune siamo arrivati unanimemente ad un responso, per altre ci sono dei distinguo. Spero che la magistratura colga l’occasione per chiudere il cerchio, come non siamo riusciti a fare noi”.
E’ un’affermazione che Sara Paglini, senatrice del movimento Cinque stelle e segretaria della commissione d’inchiesta Moby Prince ha espresso in un post su Facebook qualche giorno fa e che il servizio comunicazione del movimento toscano rilancia oggi attraverso un comunicato stampa.
“Abbiamo premuto molto perché la commissione facesse piena luce sul mancato soccorso e spiace che a qualcuno sia mancato il coraggio nel dire apertamente quanto scritto nella consulenza del prof. La Torre: tra i corresponsabili oltre alla Capitaneria di Porto di Livorno c’è anche l’Alto Comando della Marina Militare di La Spezia”, aggiunge l’esponente pentastellato, che precisa: “Con uno scenario come quello della rada di Livorno quel 10 aprile, non è pensabile nemmeno ipotizzare che il coordinamento dei soccorsi restasse nelle mani della Capitaneria né tantomeno del solo Albanese che infatti non dà un comando via radio per tutta la notte. La normativa vigente all’epoca è molto chiara, parliamo di una situazione che vede coinvolto l’Alto Comando Periferico dell’Alto Tirreno, autorità superiore alla Capitaneria e mia chiamata in causa per la strage del Moby Prince”.
“Auspichiamo che le Procure di Roma e Livorno prendano in esame la questione”, sottolinea la Paglini, “così come che approfondiscano il quadro assicurativo della vicenda. Oltre all’accordo reso noto grazie alla Commissione e al lavoro della Guardia di Finanza, ci sono ancora elementi non verificati e degni di attenzione. Tra questi ad esempio l’assenza di documentazione registrata presso Lloyd Register sul Moby Prince”.
“Sempre sul traghetto è mancato un approfondimento importante sulle condizioni di armamento, forse per un po’ di timore reverenziale di qualche esponente verso Vincenzo Onorato”, prosegue la senatrice M5S. “Per questo resta irrisolto ad esempio il dubbio sulle reali condizioni dell’impianto antincendio sprikler e ad acqua spruzzata nel garage. Due impianti in grado di allungare i tempi di sopravvivenza che, almeno secondo gli atti, non hanno funzionato nella parte automatica. Volevamo chiarire a cosa si dovesse questo problema della parte automatica, anche perché è chiaro che nessuno membro dell’equipaggio può aver voluto tenere disabilitati dei dispositivi di sicurezza del genere quando il traghetto si è allontanato dalla pozza di greggio”.
“Con lo stesso coraggio mancato su questo”, conclude la Paglini, “forse avremmo avuto anche maggiori informazioni oggettive sulla dinamica della collisione. Siamo riusciti ad ottenere la certificazione della presenza di radar ed elicotteri nella base di Camp Darby, assicurata da un audito che vi operava su nostra precisa domanda, ma chi aveva incarichi di governo non ha posto la questione all’attenzione degli USA, chiedendo per questa una risposta finalmente sincera in grado di dirimere il mistero della dinamica dell’incidente”.
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