Sicurezza e qualità delle cure: le competenze nei servizi socio-sanitari
4 Marzo 2018
Pisa, 4 marzo. Come costruire un sistema per la gestione della sicurezza delle cure nei servizi socio-sanitari? Quali sono i rischi più importanti e quali le buone pratiche per prevenirli? Come sostenere la formazione del personale per un lavoro orientato da linee guida di qualità?
L’Azienda USL Toscana nord ovest, in collaborazione con il Centro Gestione Rischio Clinico (GRC) della Regione Toscana e con l’Università di Pisa, ha dedicato la seconda consensus conference sui servizi socio-sanitari a questi temi, per sostenere la cooperazione tra tutti gli attori del sistema nello sviluppo della sicurezza e qualità delle cure.
Al convegno, che si è svolto nell’auditorium del polo didattico delle Piagge dell’Università di Pisa (nella foto) ed ha fatto registrare un’ampia partecipazione, hanno preso parte componenti delle commissioni di vigilanza, dirigenti e operatori delle strutture socio-sanitarie, delle Zone Distretto e delle Società della Salute.
La direttrice dei servizi socio-sanitari Laura Brizzi e il direttore sanitario dell’Azienda sanitaria Mauro Maccari hanno evidenziato l’impegno dell’ente per le persone assistite e per gli operatori dell’area socio-sanitaria, un impegno materiale e culturale proattivo per la sicurezza e qualità delle cure. Garantire la sicurezza sociale e la sicurezza sanitaria per le persone più fragili è infatti una sfida attuale e futura, che richiede competenze tecniche e relazionali complesse, da rendere disponibili in una logica di rete in un territorio vasto e variegato.
Riccardo Tartaglia, direttore del Centro Gestione Rischio Clinico della Regione Toscana, ha ricordato i risultati ottenuti nelle strutture sanitarie, in cui le buone pratiche per la sicurezza delle cure hanno permesso di ridurre i rischi associati agli errori di comunicazione tra operatori ed all’uso dei farmaci, di contenere le cadute e le lesioni da decubito nei pazienti ricoverati. Esempi trasferibili, con i dovuti riadattamenti, all’ambito socio-sanitario.
Cristina Galavotti, criminologa e docente dell’Università di Pisa, ha concentrato la sua presentazione sul rischio di violenza a danno delle persone assistite e su come prevenirla, mediante l’impiego di strumenti validati per individuare in anticipo le potenziali vittime e le situazioni a maggiore rischio, nonché mediante l’ascolto attento e consapevole delle persone assistite. Nella vivace discussione con i presenti, moderata da Tommaso Bellandi, direttore della Sicurezza dei pazienti di USL Toscana nord ovest, è emerso come sia le buone pratiche che gli indicatori di rischio di violenza possono entrare a fare parte della cassetta degli attrezzi dei gestori delle strutture e delle commissioni di vigilanza.
Nella tavola rotonda che ha seguito la sessione introduttiva, le figure di riferimento delle professioni coinvolte nei servizi sociosanitari si sono confrontate sul tema della formazione e degli operatori per la sicurezza e la qualità dei servizi.
Andrea Salvini, presidente del corso di laurea in scienze del servizio sociale dell’Università di Pisa, ha esordito con una riflessione in merito all’importanza delle competenze relazionali e della necessità di fare ricerca sociale per comprendere le sfide per i servizi nella società odierna e futura.
Chiara Pini, direttrice del dipartimento infermieristico, ha riportato le numerose iniziative di rete come la formazione del personale coinvolto a vario titolo nel percorso del Codice rosa, per la gestione e la prevenzione delle violenze a danno delle vittime fragili. Guglielmo Menchetti, direttore del dipartimento di medicina generale dell’Azienda, ha insistito sull’importanza della buona comunicazione con le persone assistite e con i caregivers per la prevenzione degli errori, mentre Marcella Zingoni, presidente OPI di Livorno ha confermato l’impegno dell’ordine per la partecipazione alle attività di vigilanza con personale competente e formato sui temi della sicurezza e qualità nei servizi socio-sanitari. Laura Bini, presidente CROAS, ha chiesto di fare rete tra tutti i soggetti del sistema socio-sanitario, per prevenire l’isolamento fisico e cognitivo delle strutture e delle persone che ci vivono e vi operano.
Nel pomeriggio sono intervenuti Sara Madrigali, funzionaria della Regione Toscana, Emanuele Baroni, psicologo del Centro Regionale Criticità Relazionali, Antonella Rosa, ricercatrice del Laboratorio Management e Sanità dell’Università Sant’Anna e Luigi Rossi, direttore della Zona Distretto della Piana di Lucca. Sara Madrigali ha presentato il programma di lavoro regionale di ARS “C’è del valore in RSA”, con la realizzazione del portale di presentazione delle strutture. Ha quindi presentato il nuovo accreditamento, che sarà più dinamico, con meno requisiti e più indicatori per promuovere il monitoraggio e le autovalutazioni finalizzate al miglioramento continuo della qualità e sicurezza. La Regione prevede inoltre di sviluppare la formazione in materia di sicurezza delle cure, per costruire le attività sistematica si segnalazione, analisi e prevenzione dei rischi in modo congiunto tra strutture ed aziende territoriali. Antonella Rosa, nel suo intervento, ha promosso l’adesione delle strutture sociosanitarie al sistema di valutazione della performance, occasione di confronto e di scambio culturale costante per i direttori ed il personale delle strutture, da potenziare e da rendere più capillare nei feedback finalizzati alle azioni di miglioramento. Il progetto “la Buona Cura”, ricerca intervento in RSA, è stato l’oggetto della relazione di Emanuele Baroni. Dallo studio è emersa l’esigenza di integrare il benessere degli ospiti con quello degli operatori, mediante iniziative collaborative tra strutture per il miglioramento della qualità assistenziale, del tempo per le relazioni e della personalizzazione degli ambienti di vita e delle cure. Dopo un coinvolgimento iniziale di cinque RSA, nel corso del 2018 verranno coinvolte altre 10 strutture, di cui almeno 3 in area nordovest. Luigi Rossi ha concluso la giornata con un intervento sull’integrazione ed il coordinamento tra servizi sanitari e socio-sanitari per l’assistenza delle persone fragili, con particolare riferimento agli anziani. La crescita dei bisogni per i cambiamenti demografici ed epidemiologici, in un contesto di risorse limitate, richiede una risposta circolare messa in campo attraverso l’organizzazione a rete tra ospedale, agenzia di continuità, cure primarie e strutture territoriali.
I temi aperti, che verranno affrontati nelle prossime iniziative, sono legati alla qualificazione ed al mantenimento delle competenze del personale addetto all’assistenza, al coinvolgimento delle associazioni dei pazienti, all’appropriatezza delle terapie e dei percorsi assistenziali, al coordinamento tra le figure sanitarie e sociosanitarie per la sicurezza delle cure.(sdg)
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