Successo al Senso del ridicolo, seconda edizione, che ha preso il via
24 Settembre 2016
(Donatella Nesti) – Ha preso il via il Senso del Ridicolo, seconda edizione del festival. In tre giorni di eventi, mostre, proiezioni cinematografiche, laboratori per bambini e ragazzi, filosofi, scrittori, giornalisti, radio-star, letterati, storici dell’arte e del cinema e naturalmente comici, si interrogheranno sul significato del riso e sulla straordinaria funzione rivelatrice dell’umorismo, della comicità e della satira.
“Ai temi della comicità e dell’umorismo si addice quella competenza leggera che non vuole costruire discorsi solenni e chiusi in se stessi ma tenere sempre aperti dialoghi e giochi, nel tentativo di migliorare il nostro umore e, assieme, il nostro acume. – afferma il direttore del festival, Stefano Bartezzaghi – È stato questo il criterio predominante, se non l’unico, che ha ispirato le scelte del programma: la speranza è che ci aiuti a preservare una fra le più imprescindibili (ma anche fra le più sottovalutate) delle vere necessità della vita, individuale e associata: il senso del ridicolo, appunto.”Dopo l’apertura ufficiale ed i saluti istituzionali del Sindaco Nogarin e di Luciano Barsotti della Fondazione Livorno è iniziato i festival con la lectio magistralis inaugurale tenuta da Maurizio Ferraris che ha giocato (e sta lì il suo magistero) con il classico titolo di Hegel: in questo caso per «Fenomenologia dello spirito» si intende una scorreria nei territori dell’umorismo filosofico, in un dialogo ideale con un amico e maestro da poco scomparso, Umberto Eco.
La fenomenologia di Hegel (1807) è la storia romanzata della coscienza che attraverso erramenti, contrasti, scissioni e quindi infelicità e dolore raggiunge l’universalità e si riconosce come realtà che è ragione e ragione come realtà. “Sinora, e con esiti diversi, la filosofia si è esercitata in fenomenologie dello spirito nel senso di Phänomenologie des Geistes. “sostiene Ferraris” È giunta l’ora di una Phänomenologie des Witzes, parallela alla prima, ma molto più istruttiva, descrivendo le posizioni dello spirito filosofico rispetto alla possibilità, sempre incombente, del ridicolo. Quello che ne emergerà è il peso della imbecillità negli spiriti eletti, e dunque una amara verità: sebbene faccia ridere, l’imbecillità è una cosa seria.
Una dialettica inquieta quella dell’imbecillità che non sempre porta ad una composizione ma nel momento in cui sorge il riso e diveniamo consapevoli della nostra imbecillità ecco che sorge il senso del ridicolo, la cultura, una grande diga per tamponare l’immenso mare di imbecillità che è il genere umano allo stato di natura,” una scimmia imbecille, un animale non stabilizzato”
Ferraris analizza le tappe dell’imbecillità,”tu quoque trascendentale”, l’imbecillità di massa, l’imbecillità delle elites, l’imbecillità come fattore politico, la fenomenologia dello spirito. Il colpo di genio ha come suo contraltare il colpo d’imbecillità al quale non si sottraggono le masse quando inneggiano Goebbels che dichiara la guerra totale o i pensatori famosi come Heidegger che scriveva sempre la stessa lettera con l’incipit ’anima mia diletta’ sia che si trattasse di amanti che della moglie che lo sapeva perfettamente, ironico esempio della visita di Lacan a Heidegger gravemente malato con Lacan che costruiva senza parlare i nodi borromeo (un nodo formato da tre anelli). Umberto Eco sosteneva che l’imbecillità di massa è oggi amplificata dai social e dalla immensa visibilità che il web dà a chiunque ma Umberto Eco immaginava anche un dialogo tra Socrate ed un discepolo in cui Socrate sostiene che per morire senza rimpianti bisogna convincersi che il mondo è pieno di imbecilli, il congedo sarà piu lieve…..la fenomenologia si rende conto che non c’è niente che meriti il pianto e niente che meriti una risata, tra imbecillità e genio c’è una sottile linea rossa che nella nostra’coscienza infelice’ come nella nostra ilare incoscienza, non è mai oltrepassata al momento giusto. Ferraris conclude con la fenomenologia e le sue celebri figure la coscienza -imbecilli sono gli altri-, autocoscienza – c’è qualcosa di imbecille in noi-, ragione- tra ridicolo e sublime non c’è che un passo-.
In serata tutto esaurito al Goldoni per il dialogo tra Bartezzaghi e Geppi Cucciari, niente di già visto, niente di previsto. L’occasione del momento, ciò che le capita, produce una scintilla: l’immediata reazione di Geppi la trasforma in una saetta. Il suo non è uno stile ma è un mondo: un mondo, e un modo di vederlo. L’incontro con Stefano Bartezzaghi vuole presentare questo mondo ed esplorare il personalissimo e irresistibile senso del ridicolo di Geppi Cucciari che ha ricordato il suo esilarante debutto sul palcoscenico ed ha reso un omaggio ad Anna Marchesini e Monica Vitti.
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