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24 Aprile 2024

Esiste o no l’isola di plastica tra l’Elba e la Corsica? Ipotesi a confronto


(Stefano Bramanti) Portoferraio, 23 novembre 2019 – La plastica ed i suoi danni, finalmente al centro dell’attenzione mondiale e nazionale: in grave ritardo si è capito quanto i rifiuti di tale materiale siano pericolosi per l’uomo e la natura. E da qualche tempo si parla anche di un’isola di plastica esistente tra l’Elba e la Corsica, “sorella” minore di quella del Pacifico. Ma secondo alcuni esiste davvero, secondo altri no. Pare che le prime notizie in merito siano state fornite dalla stampa francese, anche in base a dichiarazioni fornite da François Galgani, dirigente dell’Ifremer (Istituto francese di ricerca sullo sfruttamento del mare) di Bastia, Si è scatenata quindi una tempesta, non in mare, ma di notizie su questo aspetto.

Ovviamente l’argomento interessa a tutti, l’Italia vive di turismo balneare . In estrema sintesi riportiamo le posizioni espresse da Greenpeace da una parte, che segnala questo mar Tirreno definendolo una maxi zuppa di plastica e l’altro protagonista di notizia opposta è Greenreport. In fondo a queste nostre riflessioni riportiamo due link che dettagliano su questa contrapposizione netta, per la quale esiste o non esiste il problema. Ecco la sintesi delle due posizioni, riprese da altrettanti articoli, sul tema venuto alla ribalta nell’estate scorsa.

“Tra la Corsica e l’isola d’Elba esiste un nuovo lembo di “terra”: un’isola di plastica, è stata infatti rintracciata in mezzo al mare. L’associazione ambientalista Greenpeace si è recata sul posto con i suoi esperti, e ha pubblicato un filmato che documenta il drammatico problema. Intervistato di recente dall’emittente transalpina France Bleu, François Galgani, dirigente dell’Ifremer (Istituto francese di ricerca sullo sfruttamento del mare) di Bastia, aveva parlato di “disposizione delle correnti provoca regolarmente delle enormi concentrazioni in precise zone”. Creando così un’isola di plastica il cui diametro può raggiungere diversi chilometri”.

Ed ecco l’altra posizione: “Indagini fatte nell’Arcipelago Toscano e la Corsica, a bordo della nave Astrea dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), con la campagna dei ricercatori del progetto Plastic Busters MPAs dedicata a monitorare l’impatto delle plastiche e delle microplastiche sulla fauna marina. A bordo dell’Astrea, Francois Galgani dell’Ifremer che ha subito chiarito che «Non esiste una “isola di plastica”, come riportato da alcuni media, fra la Corsica e l’Italia», respingendo così le notizie diffuse dai media qualche settimana fa (equivocando e forzando proprio delle dichiarazioni di Galgani). Nell’area è presente, non in maniera permanente, un hot spot (punto caldo) di accumulo di macro e micro plastiche, che si dissolve in pochi giorni, come confermato dai modelli Lamma. Un fenomeno che alimenta il “vortice”, l’accumulo mobile di microplastiche tra Elba, Corsica e Capraia (non certo un’isola) , ma la cosa di cui ci sarebbe da preoccuparsi davvero è l’impatto sulla catena alimentare marina”.

Quindi chi ha ragione? Beh se lo stesso Galgani smonta l’esistenza di un’isola di plastica…Però anche su Greenreport si ammette l’esistenza, secondo le correnti, di questa masse di plastiche che poi però si dissolvono. Ma il punto cruciale è uno e si tratta di una cosa certa. La plastica è sicuramente presente e in modo massiccio in mare , ovunque, e va a gravare, sopratutto per le micro plastiche , sulla catena alimentare dei pesci. Molti muoiono per aver ingerito quel derivato del petrolio. E quindi il problema è pressante comunque, perché nella catena alimentare ad un certo punto compare anche l’uomo. Un mondo pulito e non inquinato dove si trova? Forse su Marte. Beh l’uomo, nel futuro, riuscirà a rovinare anche quel pianeta. Matematico. E quindi queste due posizioni diverse? Nel giornalismo si dice ti tutto e il contrario di tutto, secondo le fonti e le finalità politiche di vario tipo. L’unica rimedio è munirsi di un bel barcone e andare a vedere con i propri occhi.

Leggi questo articolo di Greenreport.it (link)

Leggi questo articolo di Lifegate.it (link)