Funerali in Duomo, Giusti attacca il Comune per la gestione dell’emergenza e Nogarin replica: “Pensi alle anime”
13 Settembre 2017
Livorno, 13 settembre – Doveva essere, ed è stato, il giorno dei funerali di quattro delle nove vittime del nubifragio di Livorno, ovvero delle vittime relative alla famiglia Ramacciotti, ma è stato anche il giorno dello scontro tra il vescovo Simone Giusti e il sindaco della città Filippo Nogarin.
Prima, dopo e durante l’omelia in Duomo, il vescovo di Livorno è intervenuto sulla necessità di cambiare i protocolli, chiedendo se, a tal proposito, ci sono state le necessarie delibere della giunta comunale. Fuori dal Duomo, il vescovo ha detto, riferendosi al Comune: “Quando c’è da riscuotere le cartelle per i fiumi e per i fossi vengono subito, ma chi doveva avvertirci nella notte che i fiumi straripavano e stava arrivando una bomba d’acqua?”.
Immediata è stata la reazione del sindaco Nogarin: “Il vescovo deve fare il vescovo ed occuparsi delle anime, non di cose che sono di competenza altrui”. E poi, sempre riferendosi al prelato: “Questo vescovo si occupa di cose che non sono di sua competenza”.
“Non serve perdersi nelle polemiche. Le polemiche non fanno resuscitare le persone”, ha affermato monsignor Giusti durante la messa. “Cambiamo i protocolli, vediamo di modificare ciò che c’è da modificare e fare ciò che si deve fare perché quello che è accaduto non accada più. Ci sarà bisogno di un sistema di allarme per avvisare la gente”. E poi: “Chi doveva gridare di uscire alla gente? Chi doveva avvertire? Devo dare ragione al ministro Galletti, è cambiato il clima. E chi non accetta il cambiamento climatico è ‘sonato’, come si dice a Livorno”. E sui protocolli: “Sono stati cambiati? Si è fatta subito una riunione di giunta per cambiare queste cose? Si sono fatte subito delle delibere? Altrimenti si fanno chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere e la gente continua a morire”.
Immediata e stizzita, come detto, è stata la replica del primo cittadino, che riferendosi al vescovo, ha anche specificato: “Questo comportamento mi lascia perplesso. Noi, in tre giorni, abbiamo messo in piedi una macchina di gestione dell’emergenza per la quale abbiamo ricevuto le congratulazioni da parte dei vertici della Protezione civile nazionale”.
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