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14 Dicembre 2024

GMI conferma i licenziamenti e rifiuta l’incontro in Regione


Livorno – 12 aprile. Nessun passo indietro, da parte dell’azienda, a ritirare i 17 licenziamenti prospettati sui 35 dipendenti. E rifiuto anche a prendere parte al tavolo tecnico di trattativa convocato dal presidente Enrico Rossi, oggi pomeriggio a Firenze. Un esame a caldo degli orientamenti del gruppo Grandi Molini Italiani è stato al centro dell’incontro, che si è svolto stamani a Livorno, tra i rappresentanti delle organizzazioni confederali e di categoria della Provincia di Livorno (Cgil, Cisl, Uil e Flai, Fai e Uila) al quale ha preso parte il consigliere del presidente Rossi per il lavoro, Gianfranco Simoncini.
Incontro che è servito per fare il punto della situazione dopo la notizia del rifiuto, da parte dell’azienda, alla proposta di accordo avanzata dalla Regione e la conferma perciò della volontà di procedere con i licenziamenti. Simoncini ha ribadito il pensiero espresso già dal presidente Rossi, ritenendo inaccettabile ed incomprensibile la decisione di non voler utilizzare la cassa integrazione straordinaria, prevista per le aree di crisi complessa, come nel caso di Livorno. Lo stesso Simoncini ha poi definito inaccettabili le motivazioni addotte dalla proprietà, anche alla luce del nuovo testo dell’articolo 44 del Jobs act, che sembrerebbe scritto apposta per vicende analoghe nelle quali è prevista la continuità dell’attività produttiva.
In vista dell’incontro fissato per il prossimo 14 aprile a Livorno i partecipanti di quello odierno, ovvero il consigliere del Presidente Simoncini, l’assessore allo sviluppo economico del Comune di Livorno Francesca Martini del Comune di Livorno ed i sindacati, hanno chiesto alla proprietà un radicale cambio di atteggiamento e la sospensione dei licenziamenti. Questo anche in vista di quello successivo, fissato dal Mise a Roma il 20 aprile prossimo, che coinvolgerà tutte le parti in gioco.
Durante la riunione di stamani il presidente Rossi ha telefonato ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali esprimendo piena solidarietà e disponibilità a portare avanti iniziative di lotta condivise e, allo stesso tempo, ha definito irrispettoso il comportamento della proprietà nei confronti della Regione la quale, ha ricordato Rossi, sta lavorando con l’Autorità Portuale di Livorno per garantire le condizioni di rafforzamento della presenza di Grandi Molini all’interno dell’area portuale di Livorno.
Nel corso della riunione odierna, l’assessore Francesca Martini ha informato che il consiglio comunale in occasione del 14 aprile organizzerà iniziative a sostegno dei lavoratori.
Nella stessa serata di ieri il presidente Rossi aveva criticato aspramente l’atteggiamento della proprietà dell’azienda, definendolo “irresponsabile” alla elle disponibilità espresse nei suoi confronti dall’Autorità Portuale ed aveva auspicato, cosa che non è avvenuta per il momento, che la notte portasse consiglio, per un diverso approccio dei dirigenti alla soluzione della vertenza. Oggi invece la proprietà, con evidente sgarbo istituzionale, ha disertato il tavolo della riunione prevista evitando così l’apertura del presidente Rossi per un “atteggiamento improntato al dialogo, abbandonando quello di chiusura preventiva fin qui palesato”.
Il presidente Rossi infatti aveva espresso “vivo disappunto e ferma condanna nei confronti dei proprietari del marchio Grandi Molini, le aziende GMI e PromoLog che, più volte sollecitate a trovare una positiva composizione della vertenza, hanno invece formalizzato la loro decisione di non accettare la proposta di accordo formulata dalla Regione”, che prevedeva l’utilizzo della cassa integrazione straordinaria, prevista per le aree a crisi complessa, a fronte della disponibilità dei lavoratori e dei sindacati a ridurre gli organici. I proprietari hanno invece fatto presente che intendono procedere a diciassette licenziamenti. “ Questo comportamento al limite della provocazione rischia di creare a Livorno una fortissima tensione sociale. Eppure nessun imprenditore – ha concluso Enrico Rossi – dovrebbe smarrire la strada della ragionevolezza, soprattutto quando di fronte ha organizzazioni sindacali e lavoratori disponibili al confronto e a ricercare, anche a costo di sacrifici, il miglior equilibrio tra le ragioni dell’economia e quelle del lavoro”.