Industria del futuro: la robotica nuova frontiera del Sant’Anna
4 Aprile 2017
(Ruggero Morelli) Livorno – 4 aprile. Il Sindaco di Pontedera, Simone Millozzi, con alcune belle slides ha tracciato la storia urbanistica della città per motivare l’adesione alla proposta della scuola Sant’Anna di diventare il centro del lavoro per ” industria 4.0”. Dopo le fasi del gas, della elettricità e della informatica arriva la fase 4.0 della connessione tra tutte le macchine e tra le macchine e le persone.
La città dei motori e dell’innovazione – edizioni Tagete 2014- Pontedera, si candida a proseguire sulla strada tracciata prima dalla Piaggio e poi dagli accordi del 1995 per la cittadella della ricerca(Enrico Rossi- Alberto Agnelli-Riccardo Varaldo-Paolo Dario).
La Piaggio che nel 2000 aveva più di 10.000 dipendenti ed oggi ne ha circa 3.000 ha contribuito a far crescere i centri di ricerca:istituto di Biorobotica, Pontlab, Pontech, che sono autorevoli punti riferimento per aziende di tutta l’Italia, ma anche per alcuni centri del mondo.
Oggi a pochi mesi dalla decisione del governo – anche sull’onda di quanto deliberato in Germania ed in Cina, e per non perdere il treno dello sviluppo per la crescita – di favorire la collaborazione tra aziende, università e centri di ricerca, con indicazioni precise e finanziamenti, la Scuola Sant’Anna, ha presentato una proposta precisa.
Dal mese di novembre del 2016 il prof.Paolo Dario ed il suo numeroso staff hanno reso partecipi delle proposta sia alcune Università e il Cnr che alcune grandi aziende italiane.
Così potrebbe essere a Pontedera nella sede dell’istituto di BioRobotica – o quella che sarà realizzata ad hoc, – uno dei ”competente center” voluti dal ministro dello sviluppo Calenda, con il piano nazionale della ind.4.0-
Nella sala-teatro del museo Piaggio, abbiamo ascoltato e veduto nelle diverse slides, le ragioni della proposta ed i ruoli delle componenti chiamate a partecipare; così il teatro luogo simbolo visivo dell’industria è stato anche simbolo dell’industria che cerca le forme del cambiamento.
Il rettore della scuola prof. Pierdomenico Perata ha messo a confronto con altri paesi i buoni risultati delle ricerche effettuate negli anni passati, con il numero pur modesto di ricercatori.
Da qui ha rilevato la permanente difficoltà di tradurre in prodotti e processi industriali il frutto delle ricerche, difficoltà alla quale si tenta di ovviare con un nuovo modo di collaborare coinvolgendo direttamente altri soggetti.
La on.Maria Chiara Carrozza, che ha partecipato direttamente a tutte le fasi della Ind. 4.0, ha tracciato le linee della prospettata rivoluzione, nella sua doppia veste di ricercatrice e direttrice della scuola Sant’Anna e di parlamentare, già ministro della Istruzione.
La nuova fase della Ind. 4.0 punta con una accelerazione per colmare il ritardo dell’Italia che non ha ancora portato a compimento la terza rivoluzione.
Puntiamo quindi ad una Europa digitale come sta già facendo la Germania e come ha deciso ad esempio la Cina con il programma 2015-2015.
Soffermandosi sulla robotica che è ormai da tempo parte integrante dell’industria, la prof.Carrozza ha indicato che sarà nella vita quotidiana delle persone: qualità della vita e salute, la prossima fase dei robot .
Come esempio ha accennato alla ricerca con ampi mezzi effettuata anche da Piaggio-Fast Forward la società che opera in Usa, e quindi ai robot kilo e gita.
Il prof. Paolo Dario, direttore del centro, ha presentato la proposta che si articola negli aspetti di dettaglio.
Il competence center non sarà un centro di ricerca, bensì un luogo dove alcuni soggetti collaboreranno tra loro per aiutare le aziende a creare nuovi processi industriali ed anche nuovi prodotti che loro stesse hanno pensato.
Ha insistito sul punto della realizzazione di nuovi prodotti perché da sempre Dario sostiene che l’Italia è oggi soltanto fruitore di oggetti per la connessione prodotti all’estero, mentre noi abbiamo una ottima tradizione manufatturiera e capacità per realizzare robot, oltre a progettarli. Robot che potranno essere venduti in tutto il mondo. Quindi nuove aziende e posti di lavoro.
E’ stato naturale formulare per tempo una proposta, in vista dei decreti che a fine aprile il governo approverà, perché l’occasione è forse la prima che la parte pubblica offre in così grande ampiezza nel settore.
Infatti uno degli incentivi che più si attaglia alle imprese è quello fiscale con i superammortamenti -140 per cento e gli iperammortamenti -250 per cento per l’acquisto di strumenti, già operanti con successo.
Per i centri del piano nazionale 4.0 – che saranno 7 o 10 – sono già stati stanziati i fondi per il 2017 e per il 2018. Quindi si potrebbe partire.
Da qualche tempo il prof.Paolo Dario ha iniziato a parlare di industria 5.0. Vediamo con quali argomenti. ‘’Ci stiamo avvicinando al concetto di Industria 5.0. Tutto questo ha un valore economico. Non è speculazione, se le nostre imprese sapranno usarli bene, questi elementi rappresentano un vantaggio competitivo. Gli aspetti regolatori, l’ergonomia, l’attenzione alla persona umana, il design, la circular economy, sono valori che hanno un impatto economico. Sono tutti pezzettini di un modo di pensare l’industria che è proiettato davvero al futuro. In materia di circular economy, ad esempio, l’ateneo lavora sulla robotica che si prende cura del ciclo ottimale dei rifiuti.
Per riassumere: si parte dalle tecnologie 4.0, in particolare robotica collaborativa, ambienti virtuali e aumentati, e si approfondiscono via via altri elementi che arricchiscono profondamente l’approccio, e lo migliorano. E siamo alla Germania. «I tedeschi riescono a farsi pagare i prodotti di più, perché li ammantano di una serie di considerazioni legate a qualità, affidabilità, design, robustezza, ambiente. Sono tutte cose che hanno un valore. Il consumatore del futuro è sempre più attento a questo tipo di cose, non soltanto al costo.’’
Ogni settore della scuola ha elaborato la propria parte di intervento per collaborare al lavoro previsto per il centro. I settori sono: giuridico, agricoltura, ambiente, economia, soft robotica, sicurezza.
L’esempio principe che Dario ha descritto è quello dello stabilimento che ha creato la nuova Alfa Romeo. Un prodotto bellissimo realizzato dalla fabbrica dove operano 1.400 robot costruiti dalla Comau Consorzio Macchine Utensili, un’azienda italiana di notevole potenzialità.
Siamo ormai al punto della costruzione dei robot collaborativi; se fino ad oggi infatti i robot lavoravano in ‘’gabbia’’ , ora sono capaci di collaborare con l’uomo, aiutandolo ad esempio nelle fasi più faticose e modificando il proprio ritmo quando l’uomo è distante; ciò per garantire più sicurezza agli operai.
Di questo ha poi parlato nei dettagli l’ing. Stefano Bordegnoni della Comau, che ha descritto come si è giunti ad un robot di grandissimo successo partendo dagli esperimenti del centro di biorobotica sulla ‘pelle’. Cosi’ è nato un investimento della Comau che ha trasferito un gruppo di ingegneri a Pontedera dove in un anno è stato realizzato il robot che è stato poi costruito nello stabilimento e venduto in molti paesi.
Tra le anticipazioni sulle novità già in via sperimentale spicca quella descritta da Massimiliano Cecconi della Turbomachinery:’’ Stiamo lavorando per offrire un servizio più che un prodotto e quindi studiamo forme di abbaonamento per l’uso di robot e strumenti – un po’ come avviene da molto tempo per auto, fotocopiatrici ed altri strumenti – .
Di seguito hanno portato le indicazioni e gli elementi di una prevista collaborazione alla configurazione del competence center i professori Paolo Ferragina del dipartimento di informatica Unipi, Marco Frey direttore della scuola di management Sant’Anna, Nunzio Abbate della STMicroelectronics, Antonio Sfameli della Ericsson Italy, Lucy Lombardi della VP e TIM. ruggeromorelli@libero.it
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