La “Forza lavoro”, il lato oscuro della rivoluzione digitale
11 Giugno 2018
(Gianni Giovangiacomo) Livorno, 11 giugno 2018. Alla Libreria Feltrinelli è stato presentato il volume: “Forza Lavoro”, che reca il sottotitolo: il lato oscuro della rivoluzione digitale. Lo studio è opera di Roberto Ciccarelli, filosofo e giornalista, i cui interventi sono spesso pubblicati sulla testata “Il manifesto”. L’autore e il volume si sono avvalsi della introduzione di Stefano Romboli, vice presidente del gruppo politico Buongiorno Livorno. Si è trattato dunque di una visione particolarmente di parte della problematica. Il motivo che ha dato origine al volume -ha spiegato Romboli- è quello dell’approfondimento dei nuovi modelli di welfare che interagiscono con i territori e con le forme del neo-municipalismo. Una azione che a suo parere dovrebbe svilupparsi attraverso il mutualismo, i beni comuni, il reddito di base per tutti, al fine di realizzare una proposta di Legge a livello nazionale. Ma che cos’è -ha chiesto all’autore- la forza lavoro? Ciccarelli ha risposto spiegando che il suo scritto tende a superare il concetto di lavoro come strumento di “emancipazione e di alienazione” o mercificazione. E’ un libro marxiano (il termine marxista -aggiungiamo noi- non lo usa più nessuno!) e la forza lavoro è un concetto caro a Marx che si basa sul principio che “ciascuno di noi è capace di dare valore a ciascuna cosa”, si tratta di “valorizzare la forza lavoro di ciascuno indipendentemente da ciò che fa” per cui il reddito di base è un diritto fondamentale per ogni individuo”. Un reddito di base che -ha tenuto a precisare l’autore- non ha niente a che fare con il reddito di cittadinanza proposto dal Movimento 5 stelle. Con le attuali politiche della precarizzazione -ha aggiunto Ciccarelli- si ha una maggiore occupazione con i cosiddetti “lavoretti”. Tutto ciò rientra in una prospettiva neo-liberista che colpevolizza chi non ha lavoro e i lavoretti non rappresentano altro che una degradazione dell’essere umano. Nello stato neo-liberista bisogna essere disponibili all’occupabilità oppure a divenire imprenditori di se stessi. Se non si dichiara di essere occupabili non si potrà mai avere un sussidio e così aumenta il “controllo” sulla vita di ciascuno. E se non sei occupabile avrai come soluzione finale la miseria. A nostro parere la filosofia del Ciccarelli non dà delle soluzioni facilmente percorribili, ci sarebbe da chiedersi se, all’atto pratico, il precariato sia peggiore del non far niente, anche se per lui la risposta mi sembra ovvia. Riproporre tesi marxiste non mi sembra il sistema adeguato per la soluzione dei problemi. Filosofia e realtà non sempre collimano. Ciccarelli ha messo anche sotto accusa alcune organizzazioni cattoliche come la Caritas e le Acli che non vorrebbero aprirsi a strade nuove e che in pratica sono serve del sistema, ma del resto -chiediamoci- chi potrebbe e come garantire “un reddito di base incondizionato”?.
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