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19 Marzo 2024

Un particolare della copertina del libro su Lida Frisini Basso (foto tratta dal web)

Andava fatto, in un libro la storia della giusta tra le nazioni Lida Frisini Basso


(Angela Simini) Livorno, 16 aprile 2021 – La vita avventurosa e straordinaria della professoressa Lida Basso Frisini, docente presso l’Iti di Livorno, sarebbe rimasta nascosta ai più se il figlio, dottor Pierluigi Frisini, non l’avesse documentata e pubblicata nel 2020. Infatti, nonostante Lida sia riuscita, poco più che ventenne, a mettere in salvo due famiglie di ebrei in fuga durante la guerra ed abbia ricevuto da Israele l’Onorificenza di “Giusta tra le nazioni”, non se ne vantava, anzi a chi le chiedeva dove avesse trovato tanto coraggio, rispondeva con semplicità “Andava fatto”, parole che sono diventate titolo del libro e chiave di lettura. Oggi questi due riconoscimenti le hanno dato la giusta collocazione nella storia, perché possa servire anche di esempio e di monito a quanti invece hanno speculato allora sulle disgrazie degli ebrei e a quanti speculano sui perseguitati di oggi.

La vita di Lida è piena di colpi di scena fin dal primo vagito: se appena nata (Pescia 1919) fu abbandonata dalla madre, le si aprì un’altra porta perché fu accolta subito con tanto amore da Gennì Michelotti e Paride Sabatini, due coniugi che colmarono così il vuoto lasciato dalla perdita del loro primo figlioletto. Il bel gesto fu premiato dalla provvidenza o dal destino: la felicità della famigliola fu completata dall’arrivo di altri due figli, Enzo ed Enza, e tutti insieme vanno a vivere a Lunate, un paesino tra Lucca e Pescia. Lida cresce ben inserita nella famiglia, per la quale costituisce motivo di vanto, studia volentieri, il padre, grande invalido della prima guerra mondiale, nella quale ha perso una gamba, la accompagna tutti i giorni a scuola con la sua bicicletta a motore, finché non viene il momento di accedere alla scuola superiore di Pistoia. Lida decide allora di dare gli esami come esterna e nel 1942 consegue il Diploma Magistrale .

La ragazza intanto aveva cercato un lavoro a Lucca, alla Cucirini Cantoni, dove era stata apprezzata, anche per l’aiuto che dava alle compagne, ed era stata promossa di livello. Ma ormai la guerra è in pieno svolgimento e gli effetti si registrano inesorabilmente, il fratello Enzo viene inviato alla campagna di Russia, dalla quale non è più tornato. Il Fascismo traballa e nel 1943 cade.

Una mattina, lungo il vialone di Lunate, Lida scorge un gruppo di persone ferme sotto un albero con le valigie in mano. Chi sono? La ragazza va loro incontro, mentre un giovane avanza e si presenta in un italiano stentato misto a francese “Sono Renato Gabbai, sono fuggito con la mia famiglia dalla Francia, perché siamo ebrei e cerchiamo rifugio”. Insomma avevano bisogno di tutto e furono accolti e ospitati dalla famiglia di Lida con la quale dividono quel poco che la guerra consente. Non basta, giungono dalla Francia anche altri parenti dei Gabbai e la situazione si complica perché, oltre a trovare loro una sistemazione, bisogna offrire in paese un giustificazione che non susciti sospetti: si dice che i nuovi arrivati sono parenti del padre di Lida, senza fare accenno alla loro identità ebraica. Intanto Lida insegna loro l’italiano, per cui i profughi si integrano nella comunità di Lunate e cominciano a svolgere qualche lavoro. Ma con l’8 settembre arrivano altri guai, i tedeschi sono nemici e chi difende gli ebrei è colpito anche più duramente. Lida chiede aiuto al parroco, Don Angelo Unti, che le suggerisce di lasciare tutto com’è, ma di accompagnare gli uomini al Convento del Carmelo a Capannori. Qui, per sfamarli, Lida e l’amica Mirena Stanghellini portano gli avanzi di farina delle macine che hanno raccolto al Mulino di Capannori. Ma la vita non scorre più come si pensava : nel 1944 Don Angelo Unti, don Giorgio Bigongiari e nove giovani di Lunate vengono catturati dai tedeschi e non fecero più ritorno. Lida capisce che il muro protettivo creato intorno ai profughi si è incrinato, ma, per fortuna, l’assenza degli uomini Gabbai da Lunate, non suscita più sospetti. Lida comunque si allontana per allentare la tensione anche tra i paesani, finché il 5 settembre del ’44 Lucca viene liberata dagli angloamericani e finalmente si torna a casa. Il 25 aprile del 1945, liberi tutti! Lida riprende gli studi, si laurea, sposa un militare della Guardia di Finanza, Francesco Frisini e nascono tre figli. La carriera li porta a Livorno, dove Lida insegna all’Iti. E i Gabbai che cosa fanno? Renato ha sposato la sorella di Lida, Enza, con la quale si trasferisce negli Stati Uniti dove non dimentica gli amici Italiani. Quando nel 1953 il parlamento israeliano istituisce a Gerusalemme lo Yad Vashem, Ente nazionale per la Memoria della Shoah, Renato Gabbai invia un corposo dossier su Lida Basso Frisini, a seguito del quale nel 1978 a Lida viene riconosciuta l’onorificenza di Giusta tra le Nazioni e viene piantato un carrubo a suo nome nel Viale dei Giusti. La cerimonia solenne si è svolta il 21 maggio 1981 nella Sinagoga a Livorno con la partecipazione delle massime autorità civili e religiose e dell’ambasciatore di Israele Moshè Alon che consegna a Lida la Medaglia ed una pergamena. Da quel momento Lida non è più una sconosciuta!

Il libro scritto dal figlio, dottor Pierluigi Frisini, con l’introduzione della professoressa Maria Raffaella De Feo, è interessante e scorrevole, corredato da foto e riproduzioni di grande valore documentario, di numerose notizie della storia ufficiale e di quella sottufficiale, nella quale le persone semplici compiono azioni di grande coraggio e valore morale.

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