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26 Aprile 2024

Mamma più mamma, la famiglia omogenitoriale in un film ai Quattro mori


(Donatella Nesti) Livorno, 11 aprile 2019 – Il recente convegno mondiale sulla famiglia tenutosi a Verona continua a far parlare e dopo le contestazioni si moltiplicano le iniziative per difendere i diritti civili conquistati dopo anni di dure battaglie. Si rifiuta la versione di famiglia nucleare come quella ritenuta “naturale” quando già molti decenni fa gli studi dell’antropologa Margaret Mead e le riflessioni d Jùnger Habermas ponevano interrogativi di quali famiglie si tratti nelle civiltà occidentali rispetto ad altre culture. Ecco dunque che anche il cinema affronta il problema e lo fa con ironia e leggerezza nel convincente film proiettato ai Quattro Mori dal titolo “Mamma più Mamma” della regista Karole Di Tommaso.
E’ la storia di un desiderio di maternità che si fa avanti nel turbine di domande quotidiane che, in una torrida estate, affollano le esistenze già caotiche di due ragazze che si amano, Karole (Linda Caridi) e Ali (Maria Roveran).
Vivono in una piccola casa arrangiata a B&B che condividono con imprevedibili turisti, e con l’ingombrante ex fidanzato di Ali, Andrea.
Le ragazze ancora non sanno che all’entusiasmo del primo tentativo seguiranno molte peripezie. Ma quando il desiderio si fa più grande del dolore e della fatica i miracoli possono accadere.

Il film nasce dall’esperienza della regista, autrice di numerosi documentari e al suo primo film: “Volevamo un bambino, cosa ci importava di trasformare la casa in un B&B con l’obiettivo di avere i soldi necessari per le inseminazioni a Barcellona, e dormire nella stessa stanza con Andrea, l’ex fidanzato di Ali? Nulla. Eravamo tutti in cerca di stabilità. Avevamo bisogno l’uno dell’altro. Quando noi tre ci siamo dati per la prima volta la buona notte nella stessa camera, mi è stato tutto chiaro”.

Intensa la parte del film ambientata in Molise da cui la regista proviene: “E come dimenticare da quel momento in poi le proprie origini molisane? Con tutto quello che di buono ti hanno dato. La cultura contadina, quella dolce violenta sensazione che ti dà la tua terra quando ci torni e quando te ne vai. Quella terra che ti è madre e dove vive tua madre. E allora anche i pianti dentro l’autobus che mi riportava tutte le volte in città, sono entrati nel film. Mia madre, quella vera, interpreta se stessa, e con lei, le mie zie, le mie vicine di casa. Le donne e gli uomini che fin da bambina desideravo mettere in scena perché un po’ mi facevano ridere, un po’ mi facevano piangere, ed a volte anche arrabbiare.

Il film divertente, onirico e mai volgare ha ricevuto molti applausi dal pubblico e dopo il film, patrocinato dal Comune di Livorno, sono intervenute la sceneggiatrice Chiara Ridolfi, i rappresentanti delle associazioni che hanno organizzato l’evento, Arcigay Livorno, Agedo Toscana Livorno, Essere tutti, Friend-Li e Famiglie Arcobaleno.
Sono inoltre intervenuti l’assessore comunale Francesco Belais e Stella Sorgente vicesindaco di Livorno con delega alle Pari opportunità.