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13 Dicembre 2024

Liana Rispoli perse la vita nella tragedia del Moby Prince (foro d'archivio)

Moby Prince, il ricordo di Fabio: “Mi sono spesso chiesto come sarebbe stata la mia vita con Liana”


(Sandro Lulli) Livorno, 11 maggio 2021 – “In questi trent’anni sai quante volte mi sono chiesto che vita sarebbe stata la nostra, io e lei insieme, perché eravamo così felici…”.

Fabio Mandatori, 63 anni, di Terracina, negli anni Novanta lasciò il suo impiego alle Poste, in un paesino del Lazio per farsi trasferire a Livorno e finalmente stare vicino all’amore della sua vita: Liana.

Liana era figlia di Pasquale e Eda Rispoli e sorella di Loris al quale anche Fabio invia un saluto: “E’ un combattente, vincerà anche questa sfida”.

Tempo addietro Fabio affidò alcuni suoi pensieri malinconici a Facebook; pensieri che sono tornati a fare capolino in questi giorni di ricorrenza della strage e l’ho intervistato – dopo che ci siamo incontrati al porto, dinanzi alla lapide delle 140 vittime – su quel progetto di vita spezzato dalle fiamme della Moby Prince la notte del 10 aprile del 1991.

Fabio Mandatori, da poco in pensione, è molto conosciuto in città – rimase qui anche dopo la tragedia – avendo lavorato una vita alle Poste e stando al pubblico in vari uffici cittadini (ultimamente negli uffici centrali) ha potuto farsi apprezzare, oltre che per la professionalità, anche per simpatia e gentilezza. E gentile, per quanto riservato, è stato anche durante la nostra chiacchierata.

“Io fui uno degli ultimi a salutare Liana, prima che salisse verso le 20 del 10 aprile sul Moby Prince. E sai cosa accadde tre giorni prima? Accadde che Liana mi restituì un orologio che le avevo regalato da poco.

“Fabio, conservalo tu – mi supplicò – perché ho paura che con me farà una brutta fine…”. Una pausa, riprende: “Guardo spesso questo cronografo Lorenz e penso pure al presagio che ebbe Liana”.

L’esistenza di Fabio cambiò e ha vissuto una vita diversa da quella che avrebbe voluto.

“No, non mi sono sposato. Sono rimasto single. Non nascondo che il pensiero va sempre lì, a Liana, e mi domando se avessimo avuto figli come sarebbero stati, a chi avrebbero assomigliato, che vita avremmo vissuto, come sarebbe stata… Ma noi siamo andati avanti, a Liana e agli altri la vita è stata tolta e gli interrogativi ce li portiamo dietro noi, soprattutto i suoi genitori, suo fratello Loris che lotta da trent’anni e continuerà a farlo appena si sarà ristabilito per far emergere la verità per quelle morti atroci a causa di soccorsi mai arrivati”.

Liana Rispoli aveva 29 anni. Fu Loris a fare il riconoscimento per risparmiare il dolore a suo padre. Liana fu ritrovata abbracciata ai coniugi Gino e Giuseppina Guizzo, di Martignago di Volpago, provincia di Treviso.

“Liana – racconta il suo ex fidanzato – era una ragazza bella e orgogliosa, ci teneva a non pesare sulla sua famiglia, per cui dopo aver fatto la commessa ed essere stata anche sfruttata e mal pagata, era felice di aver trovato lavoro come hostess sul traghetto”.

Dal giorno dopo della più grave disgrazia della marineria italiana Fabio Mandatori ha seguito l’iter processuale e le battaglie portate avanti affinché vengano accertate le responsabilità.

“Dopo che tre anni fa la commissione d’inchiesta al Senato ha ristabilito la verità mi aspettavo un nuovo processo. In questi giorni, per fortuna, si è messa al lavoro anche una nuova commissione alla Camera ma deve essere la Procura di Livorno a riaprire la vicenda perché ormai è chiaro che i soccorsi non ci furono e lì fu una strage…”.

Intanto la vita va. “E’ arrivata la pensione, ho tempo libero, porto avanti l’hobby della musica e per le chitarre e mi diverto a suonare, anche con gli amici. Ed ho dei nipoti splendidi ai quali voglio un bene dell’anima”. Ma la ferita sul cuore resta.

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