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26 Aprile 2024

Sarà trasferito l’impianto di depurazione del Rivellino


Livorno, 7 novembre. Dalle idee alle intenzioni e adesso all’accordo e al progetto. Si concretizza lo spostamento dell’impianto di depurazione delle acque del Rivellino, già programmato dalle precedenti amministrazioni comunali e situato nel quartiere della Venezia, all’interno della cinta muraria della città. Sarà realizzato nella zona della Paduletta, in via Enriques, un’area che dovrà essere reindustrializzata, all’estrema periferia nord della città. Il depuratore aveva cominciato a funzionare nel 1936. Negli ultimi anni, malgrado interventi importanti non erano mancati malumori da parte degli abitanti per le emissioni provenienti dalle vasche.
Il trasferimento non avverrà immediatamente. In una fase successiva sarà trasferito anche il depuratore dei fanghi industriali, che oggi si trova al Picchianti e sarà affiancato a quello civile delle acque, sempre alla Paduletta.
E’ tutto riassunto in un protocollo d’intesa che ha già avuto il via libera della giunta regionale, firmato da Regione Toscana, Autorità idrica toscana, Autorità portuale, Comune di Livorno e Asa. Adesso prende avvio la fase di definizione puntuale di un accordo di programma che individui tempi e risorse.
“Il nuovo impianto per le acque civili consentirà di superare le attuali criticità, con una capacità di smaltimento adeguata alla città che nel frattempo è cresciuta – ha sottolinea l’assessore all’ambiente della Toscana, Federica Fratoni – come già anticipato nei contenuti della mozione presentata dal consigliere Francesco Gazzetti e approvata dal Consiglio Regionale, l’impianto del Rivellino ha un’ubicazione oggi non più attuale”.
Stretto nel cuore di Livorno, nel quartiere Venezia – una zona di particolare pregio architettonico, con le mura medicee – quel depuratore non era più ammodernabile.
“Del trasloco – ha aggiunto l’assessore – beneficeranno anche i residenti, in virtù della migliore qualità dell’aria ma anche di spazi liberati che consentiranno una riqualificazione urbanistica della zona”. Il depuratore si estende oggi su due ettari e mezzo.
Con la Dogana d’acqua ed altre proprietà del Comune gli ettari diventano sette e potranno essere utilizzati per lo sviluppo del traffico crocieristico e di collegamento con le isole e per le numerose funzioni connesse alla futura stazione marittima. Ci guadagneranno dunque anche le attività economiche.
Il progetto prevede tre fasi. Si parte con la riattivazione della piattaforma per acque industriali di Paduletta per trentamila abitanti equivalenti, che sarà collegata a quella per il trattamento dei fanghi industriali al Picchianti con una tubatura di circa due chilometri. In questo modo sarà coperto da subito il deficit depurativo dell’attuale depuratore. La seconda fase prevede il completo trasferimento della linea di depurazione delle acque civili di Livorno con la realizzazione di un nuovo impianto sempre alla Paduletta, in grado di smaltire gli scarichi di 250 mila abitanti equivalenti. L’ultima fase, ancora in valutazione, prevede il trasferimento in via Enriques anche di tutta la linea di trattamento dei fanghi. L’intesa a cui la giunta toscana ha dato il via libera è propedeutica a successivi accordi di programma, dove saranno individuate anche le risorse finanziarie necessarie. Sulla delocalizzazione dell’impianto di depurazione del Rivellino la quarta commissione del Consiglio regionale ha approvato lo scorso marzo una mozione che impegnava presidente e giunta regionale.
La Regione avrà un ruolo di coordinamento e dovrà adottare le valutazioni e autorizzazioni ambientali di propria competenza. L’Autorità idrica dovrà monitorare e programmare. Compito del Comune sarà quello di predisporre gli strumenti urbanistici necessari ed attivare le procedure d’esproprio che si rendessero necessarie: dovrà anche indirizzare all’uso obbligatorio dell’acquedotto pubblico e di allaccio al sistema di fognatura e depurazione centralizzato. L’Autorità portuale dovrà procedere velocemente alla modifiche degli strumenti regolatori di propria pertinenza ed attuare le procedure per costituire il diritto di superficie. Asa, infine, dovrà realizzare, secondo quanto previsto dal piano stralcio, la prima fase del progetto di delocalizzazione, attuare gli interventi e gestire poi gli impianti.